Ciao Denise, benvenuta… bentrovata… insomma, siamo a casa. Partiamo dall’inizio.
Com’è nata l’idea di un festival del giallo a Napoli e chi l’ha avuta?
Un festival del giallo a Napoli mancava, e lo pensavamo tutti. Questa città ha una storia di autori di giallo e noir eccezionali, a partire da Veraldi e Mastriani, ma stranamente fino a poco tempo fa non aveva mai prodotto una vera e propria “scuola”.
Oggi è diverso: dall’avvento di Maurizio de Giovanni in poi, si può dire, Napoli si è riempita di ottimi giallisti, e la città meritava un posto tra i festival italiani.
A dare il “la” è stato Ciro Sabatino, giornalista e direttore di Gialli.it. Poi però sono cominciati ad arrivare i “sì” che hanno fatto la differenza, da parte di sponsor, collaboratori, e autori di fama nazionale e internazionale.
Parlaci del pre: come vi siete organizzati? Chi ha partecipato e vi ha dato supporto?
Il pre è stato un’avventura: siamo partiti con quello che avevamo (poco) e ci siamo messi in cammino. Il supporto di Maurizio de Giovanni è stato fondamentale. Non si possono non citare la libreria IoCiSto, che ha fornito un aiuto insostituibile a livello organizzativo e di staff, e l’Institut Français di Napoli (sede del consolato francese), che ci ha regalato gli spazi dove ospitare il festival. Un enorme grazie va anche alla scuola italiana di Comics (il manifesto ufficiale è stato disegnato da Daniele Bigliardo), a Gabriele Mazzoni che ha esposto la sua collezione su Sherlock Holmes, e ai tanti sponsor che ci hanno sostenuto.
Vi ho seguiti a distanza tramite i social e quello che ho percepito è stato un clima molto disteso, anche giocoso, tanto che, accanto a eventi tradizionali quale può essere una presentazione, ce ne sono stati altri inediti e originali. Raccontaci del processo a Sherlock Holmes.
Lo abbiamo deciso da subito: il festival era e doveva essere prima di tutto divertente. Che non significa poco serio. Volevamo trasmettere il carattere nostro e della nostra città, e da quello che dici, sono felice che ci siamo riusciti.
Premetto che io il processo l’ho potuto seguire solo a tratti: mentre il destino di uno dei personaggi più amati della letteratura era in bilico io correvo su e giù per le scale del Grenoble.
Sono stati giorni meravigliosi e frenetici.
Ma torniamo a Sherlock. Ha avuto a decidere delle sue sorti un collegio giudicante con i controfiocchi: Giancarlo De Cataldo, Luigi De Magistris, Raffaele Marino, presieduto da Carlo Spagna. Sherlock, rappresentato dal Direttivo Uno Studio in Holmes, è stato difeso dall’avvocato Elio Palombi.
Volete sapere se è stato assolto? Per il momento sì.
Cosa porterai nel cuore di questa esperienza?
Tutto. Tutti. I ragazzi dell’Itis Ferraris che facevano le interviste per il podcast, Dino Galiano e la sua banda di matti (seguiteli, le loro interviste impossibili sono uno spasso), Alberto Della Sala e Claudia Migliore, i presidenti di IoCiSto nonché le mie rocce quando succedeva tutto assieme. Le serate a fare i cocktail (sì, ho fatto anche quelli, e non erano neppure malaccio, chiedete in giro) insieme a Raffaele Trito.
Gli scrittori, che più sono grandi e più sono umili, e il modo straordinario in cui parlano dei loro personaggi come se fossero persone vere.
E poi lo metto da ultimo perché chiude il cerchio, la persona che è stata per me l’inizio di tutto. Ciro Sabatino. Ciro mi ha incontrata e presa come segretaria in una frazione di secondo, non so nemmeno io bene perché, ma gliene sarò sempre grata.
State già pensando alla seconda edizione?
Assolutamente sì. Dobbiamo fare ancora di più e meglio di quest’anno. Insomma, il nostro
Festival è un personaggio seriale, non uno standalone. Torniamo nel 2023. E vi aspettiamo.
Claudia Cocuzza