Le donne siriane, futuro del Paese

13,4 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari; il doppio rispetto al dato del 2011. 9,3 milioni vivono una condizione di insicurezza alimentare. Altri 2,2 milioni ne sono già a rischio. Il prezzo dei generi alimentari di base (riso, pane, grano, lenticchie, zucchero e olio) è aumentato del 250 percento. 6,1 milioni di persone sono sfollate e in cinque milioni di sono fuggiti dal Paese. Più del 90 percento dei rifugiati si trova nei Paesi vicini (Turchia, Libano, Giordania, Iraq).

È la fotografia di dieci anni di conflitto in Siria. Una crisi che ha generato fame e malnutrizione.

Azione contro la Fame, una delle poche organizzazioni internazionali che sin dall’inizio del conflitto ha potuto lavorare in Siria, accende i riflettori sulla spirale di violenza generata dalla fame e chiede soluzioni durature per garantire acqua, sostenere l’agricoltura e favorire l’occupazione.

“Molte persone hanno ridotto il numero di pasti al giorno, hanno acquistato cibo a credito o hanno venduto il proprio bestiame e averi pur di sfamarsi. Si tratta di un fenomeno ormai consolidato nel Paese, soprattutto a Idlib e Aleppo, nel nord-ovest. Una circostanza che evidenzia gli stretti legami tra guerra e fame”, ha dichiarato, da Damasco, Nasr Muflahi, direttore nazionale di Azione contro la Fame in Siria.

Con la moneta siriana che crolla e l’inflazione che aumenta, la popolazione, esausta dopo dieci anni di conflitto, sta sviluppando meccanismi di sopravvivenza estremi. “Sempre più bambini abbandonano la scuola pur di andare a lavorare; assistiamo, inoltre, a un pericoloso aumento dei matrimoni precoci”, ha aggiunto Muflahi.

Al momento, l’accesso al cibo è citato dalla popolazione come il bisogno numero uno, seguito dall’occupazione, dai mezzi di sussistenza e dalla necessità di un alloggio. La carenza di carburante nel Paese sta aggravando notevolmente la situazione umanitaria: “I costi di funzionamento delle macchine agricole stanno diventando inaccessibili per molti agricoltori e i lavoratori occasionali sono costretti a ridurre le ore di lavoro”.

Le donne siriane, decisive per il futuro del paese

La fine alla crisi siriana sarà possibile solo con la piena e attiva inclusione e partecipazione delle donne colpite dalla fame e dal conflitto, la cui resilienza e determinazione continua a prosperare nonostante dieci anni di guerra e gli innumerevoli rischi che continuano ad affrontare. Hanno perso i loro cari e i loro mezzi di sussistenza e non si arrendono. Assumono il ruolo di capofamiglia, trovano il modo di lavorare, di disporre di un reddito e, allo stesso tempo, di prendersi cura delle proprie famiglie. La conclusione della crisi avverrà solo quando saranno messe al centro dei processi partecipativi”, ha affermato Eiman Zarrug, componente del team di Azione contro la Fame in Siria.

Nonostante ciò, l’anemia tra le donne e la malnutrizione delle future mamme è una delle questioni che preoccupano maggiormente Azione contro la Fame: “Più di mezzo milione di donne incinte non hanno accesso a servizi sanitari adeguati e l’anemia dovuta alla mancanza di micronutrienti avrà un grande impatto sullo stato di salute dei loro bambini alla nascita. Molte di queste conseguenze saranno irreversibili, limitando ai piccoli la loro capacità di apprendimento e la loro crescita fisica”, spiega Chiara Saccardi, responsabile geografica di Azione contro la Fame per la Siria. “Oltre al matrimonio precoce, le donne hanno sofferto dell’aumento della violenza domestica e delle molestie sessuali che si moltiplicano in modo esponenziale nei contesti di conflitto”.

È ora di promuovere soluzioni durature

I bisogni del Paese, oggi, sono radicalmente diversi rispetto a quelli di dieci anni fa. Per Azione contro la Fame è giunto il momento di finanziare programmi a medio termine per ripristinare le reti idriche, le scuole e gli ospedali e, soprattutto, di concentrarsi su soluzioni per produrre cibo, senza abbandonare gli aiuti immediati in regime di emergenza. “La distribuzione di acqua con autocisterne o di razioni alimentari non può più rappresentare la soluzione. Non è sostenibile né dignitoso per le persone dopo dieci anni. È il momento di affrontare la rinascita di un Paese stremato dalla guerra, facilitando il rientro, in sicurezza, dei quasi cinque milioni di rifugiati nei Paesi vicini e degli oltre sei milioni di sfollati interni”, ha concluso Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame.

Azione contro la Fame. È un’organizzazione umanitaria internazionale leader nella lotta contro le cause e le conseguenze della fame. Da 40 anni, in circa 50 Paesi, salva la vita di bambini malnutriti, assicura alle famiglie acqua potabile, cibo, cure mediche e formazione, consentendo a intere comunità di vivere libere dalla fame. L’organizzazione opera in Siria dal 2008 con un team di 140 professionisti umanitari. Il loro aiuto raggiunge 2,3 milioni di persone in 14 governatorati ed è stato fondamentale sin dall’inizio del conflitto per garantire acqua potabile alla popolazione più colpita. L’organizzazione ha provveduto ai mezzi di sussistenza, distribuito aiuti alimentari, promosso programmi di sostegno psicologico e alloggi. Azione contro la Fame è una delle poche realtà che ha potuto lavorare in Siria dall’inizio del conflitto.