Rifugio Cuori Liberi di Sairano, la lotta degli animalisti continua
Denunciati i veterinari e i mandanti dell’uccisione, il 20 settembre scorso, nel santuario in provincia di Pavia. L’accusa è di uccisione di animali non necessaria.
L’accusa è forte: uccisione di animali non necessaria. È rivolta ai veterinari e ai mandanti della strage dei maiali nel rifugio Cuori Liberi di Sairano ed è contenuta nella denuncia presentata nei giorni scorsi dal santuario pavese e dall’associazione Vita da cani, con la Rete dei Santuari di animali liberi, per i fatti del 20 settembre. Quel giorno la polizia, in tenuta anti sommossa, aveva fatto irruzione con la forza nel rifugio, consentendo ai veterinari di eseguire la condanna a morte dei maiali venuti a contatto con il virus della peste suina e manganellando gli attivisti che tentavano di difendere gli animali.
Sara D’Angelo: “Si sarebbe potuto e dovuto agire diversamente: i suini erano in buona salute, confinati all’interno della struttura con tutte le misure di sicurezza previste dalla normativa e non vi sarebbero mai usciti in quanto non destinabili per il consumo alimentare umano. La nostra battaglia è per i diritti della categoria più sfruttata e violentata della terra, gli animali, che devono essere al sicuro e intoccabili almeno nei rifugi”.
Dopo le due manifestazioni a Milano e a Roma, in cui hanno sfilato 17mila persone, e una petizione che ha raccolto oltre 70mila firme per chiedere maggiori tutele per gli animali ospiti dei santuari, gli attivisti ripartono quindi all’attacco anche sul piano legale per chiedere giustizia per Pumba, Dorothy, Carolina, Bartolomeo, Crusca, Crosta, Mercoledì, Ursula e Spino.
Oltre ai veterinari presenti quel giorno, sulle querele compaiono i nomi della direttrice del dipartimento Veterinario ATS Pavia, firmataria dell’abbattimento, di un dirigente veterinario della Regione Lombardia e del commissario straordinario per la peste suina.
“Sabato scorso abbiamo depositato la denuncia per l’uccisione dei maiali del rifugio Cuori Liberi – dichiara Sara D’Angelo portavoce della Rete dei santuari e presidente di Vita da cani – . Anche se siamo ancora in attesa della sentenza del TAR della Lombardia, che si esprimerà nel merito della vicenda il 25 gennaio prossimo, abbiamo ritenuto un nostro preciso dovere querelare i colpevoli del massacro affinché quello che è avvenuto non resti senza conseguenze per chi ha offeso. L’accusa è di uccisione di animali non necessaria. Riteniamo, infatti, che si sarebbe potuto e dovuto agire diversamente: i suini erano in buona salute, confinati all’interno della struttura con tutte le misure di sicurezza previste dalla normativa e non vi sarebbero mai usciti in quanto non DPA, ovvero non destinabili per il consumo alimentare umano.”
“La denuncia – continua Sara D’Angelo, che è anche co-querelante, insieme alla proprietaria del rifugio – contiene i nomi di ogni singolo veterinario coinvolto, compresa la firmataria dell’abbattimento che non era presente quel 20 settembre. Querelati non sono solo gli esecutori materiali ma anche coloro che riteniamo i mandanti e che a oggi occupano le cariche più importanti nella dirigenza veterinaria della Regione Lombardia e per quanto riguarda la gestione della peste suina africana. Ci sentiamo Davide di fronte al gigante Golia, sappiamo che il nostro avversario è molto più grande di noi e temiamo ritorsioni se dovessero verificarsi altri focolai come quello di Sairano. Tuttavia non potevamo esimerci da una battaglia giusta, e la storia ci darà ragione, che sostiene i diritti della categoria più sfruttata e violentata della terra: gli animali. Combattiamo perché siano al sicuro e intoccabili almeno nei rifugi e perché sia riconosciuta loro dignità pari a quella umana”.