È morta Tina Tuner, la regina del Rock. Ma chi era oltre alle canzoni che tutti conosciamo? Una vita fatta di successo ma anche di soprusi, di violenze, di abbandono. Ma soprattutto di rinascita.
“Se non curi le ferite del passato non si rimargineranno mai” diceva in “Tina“, il documentario del 2021 a lei dedicato di Daniel Lindsay e T.J. Martin.
E di ferite nella vita di Anna Mae Bullock ce ne sono state a non finire. Dalla separazione dei genitori, alla mancanza di affetto. La relazione tossica con il suo mentore e marito Ike Turner e la perdita di due figli.
“Non ho praticamente mai ricevuto affetto in tutta la mia esistenza. Non l’ho avuta dai miei genitori sin da quando sono nata, ma sono sopravvissuta. Mi chiedo come abbia fatto a vivere senza amore. Se ora piangerò non sarà per commiserarmi, è che certi ricordi mi fanno questo effetto. Io non ho mai avuto nemmeno una relazione che fosse sincera e duratura. Mi hanno spezzato il cuore tante volte. Ho cercato di capire e mi sono chiesta cosa avessi di sbagliato. Mi sono guardata allo specchio senza trucco e coi capelli sfatti. Perché qualcuno dovrebbe trovarmi bella? E nessuno ci è riuscito.
Sono una ragazza di campagna poco istruita che si è tirata fuori da quella situazione. Perciò mi chiedo: perché dovresti meritarti una bella famiglia se ti ritrovi in questo corpo e i piedi nei campi di cotone. Con le tue umili origini dopo tutti i traumi e gli errori fatti. Perché voglio di più. Semplicemente perché voglio di più. Guarda dove sono arrivata nella vita con questo corpo. Voglio un uomo sfacciato che mi dica non ti deluderò, io
sono qui per te. Ma va bene così, e sai perché? Perché lo avrò quando me lo sarò meritato“
Uomo che alla fine ha trovato, Erwin Bach. Con cui ha vissuto in Svizzera vicino a Zurigo fino agli ultimi suoi giorni. Uomo che quando lei ormai pensava al suicidio assistito, nel 2017 le donò il rene per il trapianto.
“Ad un certo punto il perdono ha la meglio. Perdonare significa far andare le cose, sbarazzartene, fanno male solo a te. Non perdonando soffri, perché ci pensi mille volte. Ma a che serve? Ho subito degli abusi, non c’è altro modo per dirlo, è la realtà, è la verità. È andata così. Quindi devo accettarlo.“
Ed è proprio dal perdono, dal lasciare andare le cose che parte la rinascita di Tina. L’avvicinamento al Buddhismo le dà un nuovo punto di vista sulla vita, sull’amore e su sé stessa.
Anni ’70, una ragazza afroamericana scappa dal marito famosissimo con cui compone uno dei duetti musicali più famosi della storia e lo denuncia per abusi verbali e fisici continuati. Ne consegue un esilio mediatico. Ogni volta che la intervistavano o si proponeva alle Major la domanda era sempre la stessa: “Dov’è tuo marito?“
Non è un caso che la canzone che l’ha riportata alla ribalta e le ha dato un successo mondiale all’età di 45 anni sia proprio What’s love got to do with it, contenuta nell’Album Private Dancer del 1984.
Da lì un successo dietro l’altro. È tra le star del mega evento musicale Usa for Africa a cantare la celeberrima We are the world, interpreta l’iconica Auntie Entity nel terzo capitolo del film post apocalittico Mad Max- Oltre la sfera del tuono e ne canta il tema principale We don’t need another hero.
Calca i palcoscenici di tutto il mondo, un tour dietro l’altro. Duetti che resteranno nella storia della musica: Mick Jagger (che ha confessato più volte di essersi ispirato a lei per il suo modo di ballare), Eric Clapton, Bryan Adams, Sting, Eros Ramazzotti, Elton John, Cher, Elisa, solo per citarne alcuni.
Nonostante gli anni passino, alcune sue canzoni sono tuttora degli inni transgenerazionali. Basti pensare a The Best o a Proud Mary. Pensi a Tina Turner e automaticamente ti vengono in mente le minigonne a frange colorate e poi tubini neri. I balletti, le coriste, le pettinature afro, le parrucche e una voce unica, forte e graffiante.
Ma più che le canzoni, più che la sua proverbiale grinta, quello che ci ha lasciato è l’esempio per generazioni di donne in tutto il mondo. La ribellione, l’indipendenza, la lotta per tenersi il suo nome d’arte e ricominciare a vivere “Perché voglio di più. Semplicemente perché voglio di più.“
E soprattutto per questo, Grazie Tina. Simply the Best.
Anna Bigarello
Photo Credit: Wolfiewolf, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0, via Wikimedia Commons