L’esplosione lentissima di un seme, come Bruno Munari definiva l’albero, per ricordare le vittime di qualcosa che ci è esploso improvvisamente tra le mani, lasciandoci addosso segni permanenti.
In questo contrasto profondo sta l’idea alla base del Bosco della Memoria, iniziativa con cui l’amministrazione comunale di Bergamo, adottando il progetto pensato dall’Associazione Comuni Virtuosi, intende creare un luogo vivo, altamente simbolico e partecipato per contrapporre a una tragedia immane un’immagine di speranza e di futuro, che supera l’apparenza statica del monumento con l’aura espansiva di uno spazio che cresce e respira.
Sostenuto in parte dai contributi raccolti nell’ambito della campagna di crowdfunding che lunedì 1 febbraio 2021 verrà lanciata sulla piattaforma Produzioni dal Basso, il Bosco della Memoria vedrà la luce il prossimo autunno nel Parco della Trucca, area verde scelta per la prossimità al “Papa Giovanni XXIII”, presidio sanitario più coinvolto nella lotta al virus durante la prima ondata e ancora oggi impegnato nella battaglia.
“Per realizzare il Bosco abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”, spiega Marco Boschini, coordinatore dell’Associazione Comuni Virtuosi e ideatore del progetto. “Cittadini, imprese, realtà associative: ogni contributo consentirà di rendere possibile l’opera, che vogliamo venga percepita come un luogo vivo del ricordo di qualcosa che ci ha colpiti ma che non ci ha tolto la fiducia in un mondo migliore”.
L’intervento – progettato dall’architetto Paola Cavallini e dall’agronomo Roberto Reggiani e inaugurato con una cerimonia di posa il 18 marzo, in concomitanza con la prima giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid – prevede la piantumazione complessiva di circa 750 tra alberi e arbusti. All’interno delle isole alberate, verranno realizzati camminamenti e sedute pensati come luoghi di raccoglimento ma anche come futuro spazio di eventi e iniziative di valorizzazione del bosco.
“Vogliamo che sia un punto di riferimento per le famiglie e per il mondo della scuola ma anche per tutti i cittadini che vorranno fare crescere il bosco: un’oasi di comunità”, puntualizza il sindaco Giorgio Gori. “Quelle che per altri sono solo immagini televisive, per noi sono ferite ancora aperte: Bergamo è stata la città più colpita dalla prima ondata di una pandemia che ci ha colto di sorpresa, portandoci via 6mila persone in tutta la provincia. Penso però che persino il dolore più acuto possa contenere in sé il seme di una rinascita. Le manifestazioni positive che hanno unito le persone, come questo bosco, ne sono un esempio”.
Altro obiettivo è individuare sul territorio una o più realtà associative che vogliano contribuire alla gestione di questo luogo abitato da alberi concepito per dare forma a una dimensione di socializzazione. Perché l’ampliamento della condivisione del progetto è una reazione potentissima all’isolamento imposto dalla pandemia.