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Una stanza tutta per sé, per donare ascolto e speranza

A volte non è facile dare voce alla paura. A volte, poi, dare voce alla paura genera ancora più paura. Di ritorsioni, incomprensioni, l’esacerbarsi di una violenza quasi quotidiana cui non si può dare spiegazione. Perché, semplicemente, molto spesso spiegazione non c’è.

Che le donne siano considerate da molti uomini un possesso è un dato di fatto. Non un essere umano. Un possesso. E, come tale, strumentalizzato agli umori del momento.

Diventa anche difficile parlarne con familiari e amici. Qualcuno non ti crede, altri scelgono la “non intromissione” fino alla condanna per atteggiamenti considerati esagerati. Perché il “santo” in questione, molto spesso, è amabile e gentile. Con gli altri.

Quando basterebbe davvero poco: ascoltare senza giudicare.

E poi, magari, aiutare.

Ecco, dunque, che l’iniziativa dell’Arma dei Carabinieri “Una stanza tutta per sé” dedicata alle donne e ai minori vittime di abusi, è una ventata di speranza. Concreta.

Il progetto, ideato e supportato dai club Soroptimist, ha lo scopo di sostenere la donna nel delicato e incisivo momento della denuncia di violenze e abusi alle Forze dell’Ordine e nel percorso verso il rispetto e la dignità della sua persona. L’accordo siglato nel 2015 con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha portato a oggi alla realizzazione da parte dei club Soroptimist di 193 stanze presso le Caserme e le Questure e il numero è in costante crescita.

In provincia di Treviso, la stanza è già attiva nelle sedi dei Carabinieri di Castelfranco Veneto, Vittorio Veneto, Oderzo, Treviso, Conegliano (città che può contare anche sulla sua omologa in Polizia di Stato). Tra pochissimo ce ne sarà una anche presso i Carabinieri di Mogliano Veneto.

Una stanza tutta per sé a Palazzo Zuccareda, sede del Comando Provinciale dei Carabinieri di Treviso

Non c’era giornata più adatta per parlarne con i Carabinieri del Comando Provinciale di Treviso.

La stanza funziona?

“Sì. Impossibile, però, quantificare quante persone siano già arrivate nelle stanze del territorio, sia donne sia minori. Non a caso queste sono vere e proprie stanze protette. E arrivare lì dentro non sempre dà seguito a una denuncia. È un luogo soprattutto di ascolto, dove si cerca di fare prevenzione. Se la denuncia è fondamentale, entrare nella stanza è l’inizio di un percorso”.

Cos’è una Stanza tutta per sé?

“È stata pensata per creare un ambiente accogliente, per anticipare al massimo la tutela, quando una donna non ha alcuna intenzione di denunciare. Purtroppo, noi dobbiamo spesso intervenire quando la situazione è già al limite. Invece la stanza ci aiuta ad anticipare la tutela, un po’ come le pattuglie preventive nei quartieri”.

Cosa succede in quella stanza?

Principalmente si ascolta. È un’attività, per noi Carabinieri, in cui bisogna saper ascoltare e avere pazienza. Sentire le parole ma anche essere in grado di interpretare i silenzi, che spesso dicono molto di più. Raccogliamo notizie, sia dalle vittime ma anche dai vicini, a volte. Per cercare di evitare il codice rosso”.

Codice rosso?

“Il Codice Rosso è una legge nazionale entrata in vigore il 9 agosto 2019. Uno strumento pensato per aiutare le donne vittime di minacce, atti persecutori, sottoposte a violenze fisiche e psicologiche. C’è una normativa specifica che, in caso di Codice Rosso, fa intervenire la Polizia Giudiziaria. Al convegno organizzato a Treviso, proprio questa mattina, il Sostituto Procuratore dott.ssa Francesca Torri, a capo del Pool Codice Rosso di Treviso, ha portato un dato singolare e, se vogliamo, in controtendenza: se da un lato è vero che c’è stato un aumento di violenza domestica, è altrettanto vero che, in Italia, gli omicidi delle donne in ambito domestico sono un reato in calo. E parliamo di omicidi perché il Codice penale non punisce il femminicidio”.

Spiega il Tenente Colonnello Massimo Turrini: “Voglio sottolineare l’importanza di questo dato: il fatto che ci siano meno omicidi di donne va di pari passo con l’aumento delle denunce, che va proprio letto in controluce. Si emerge dal sommerso. Un numero maggiore di denunce per maltrattamenti, dai più visto come fenomeno negativo, invece è da guardare oggettivamente. Le donne cominciano ad avere meno paura, sempre più spesso si rivolgono alle Forze dell’Ordine per chiedere aiuto”.

Piano piano, insomma, il velo del silenzio si sta strappando. Come si avvicina, un Carabiniere, quando ha di fronte a una vittima?

“Innanzitutto, facendo formazione continua, necessaria e fondamentale per l’approccio alla vittima. Inoltre, all’interno della nostra organizzazione, sono stati individuati dei Carabinieri cui è stata assegnata la funzione di referente provinciale, con il compito di smistare indicazioni e aggiornamenti che arrivano quotidianamente dalla rete di monitoraggio nazionale”.