Vita di MJ5 a rischio. Le associazioni scrivono a Ispra: “Appurare i fatti, no a sentenze sommarie”

Lav, Leal, Leidaa, Lndc e Oipa: “Occorre un’adeguata istruttoria, non è neppure assodato che le ferite riportate dalla persona coinvolta siano attribuibili all’orso”.

Occorrono “un’accurata istruttoria sulla dinamica dei fatti” e l’adozione di misure proporzionate e quindi “non energiche” per MJ5, l’orso protagonista, domenica 5 marzo, dell’incontro in Val di Sole con un escursionista, rimasto ferito. Lo scrivono in una dettagliata lettera all’Ispra e, per conoscenza, al Ministero dell’Ambiente e alla Provincia autonoma di Trento le associazioni Lav, Leal, Leidaa, Lndc e Oipa che esprimono “perplessità e preoccupazione” per la sentenza di morte contro MJ5 emessa in gran fretta dal presidente della Provincia, Maurizio Fugatti.

Le organizzazioni citano le parole dello stesso Fugatti e ricordano che MJ5 “non è mai stato aggressivo verso l’uomo ma è finito nel report provinciale del 2019 – né prima, né successivamente – dei grandi carnivori per aver fatto registrare 11 episodi di danni, un quarto delle incursioni di M49-Papillon che aveva raggiunto i 44 eventi in quello stesso anno”. Per M49 “è stata comunque disposta la captivazione permanente e non l’uccisione, nonostante la mole di danni a cose ben superiore”.

Infine, “l’orso MJ5 non ha mai avuto in 18 anni casi di interazioni con l’uomo prima del 5 marzo scorso, dato che conferma l’assoluta elusività dell’animale, potendosi così affermare che il comportamento assunto in Val di Rabbi è stata una normale reazione conseguente alla minaccia percepita. La comparsa improvvisa da un punto cieco, di un cane e di una persona che si è data alla fuga precipitosa hanno creato un mix esplosivo per l’orso, sorpreso nel suo ambiente, senza vie di fuga.

Quindi l’animale ha messo in atto i comportamenti tipici della specie”. Non è neppure assodato che le ferite riportate dalla persona coinvolta siano attribuibili all’orso. Secondo il suo stesso racconto, ripreso dagli organi di stampa, “l’uomo è in realtà caduto cercando di scappare, motivo per cui le ferite riportate ben potrebbero essere riconducibili alla caduta, in assenza di accertamenti di medicina forense veterinaria che attestino che quelle ferite sono esattamente da parte di un orso”. Potrebbe quindi trattarsi di un “falso attacco” che giustificherebbe tutt’al più un’azione di controllo “non energica”: caso simile, dunque, a quello dell’orsa JJ4 per la quale l’Ispra aveva in passato escluso l’abbattimento.

Anche se fossimo di fronte, proseguono le associazioni, a un animale potenzialmente pericoloso, il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace) prevede tre azioni alternative tra loro: a) intensificazione del monitoraggio (nel caso di orso già radiocollarato); b) cattura per radiomarcaggio; c) cattura per captivazione permanente.

Misure da valutare con la massima attenzione. Come affermato in una recente sentenza del Consiglio di Stato sulla materia (n. 1937 del 17.03.2022), che ribadisce “l’obbligo della previa valutazione in merito all’individuazione del regime più adeguato e maggiormente conforme ai parametri normativi (principio di proporzionalità e di precauzione), da commisurare alle esigenze di tutela sia dell’animale che della collettività, avuto riguardo a quanto realmente accaduto e che deve formare oggetto di adeguata verifica”.

Insomma, ci vuole “un’accurata istruttoria” prima di prendere decisioni destinate a bilanciare interessi contrapposti.

Non c’è spazio per sentenze sommarie.