Questa settimana ritorno a una mia grande passione, ovvero l’introduzione nella dieta di cibi funzionali, i cosiddetti Superfood e, visto che quest’anno anche la primavera ha pensato bene di essere anomala e arrivare con un certo ritardo, oggi vi parlo di una pianta dalle note proprietà tonico-adattogene, in grado di darci una bella svegliata in questi giorni in cui il primo tepore ci fa venire una gran voglia di dormire.
Iniziamo con il dire che il nome “Ginseng” si riferisce a una moltitudine di specie vegetali con caratteristiche botaniche e farmacologiche diverse; quello di cui parliamo oggi è il Panax Ginseng, comunemente noto come Ginseng asiatico o coreano, utilizzato dalla medicina popolare cinese da più di duemila anni.
La parte che si utilizza è la radice, che ha una caratteristica struttura antropomorfa e si presenta di colore giallo paglierino; per poter sfruttare al meglio le sue proprietà la raccolta deve avvenire non prima dei 4/6 anni di età della pianta.
La radice, privata dal rizoma (testa della droga) può essere consumata fresca o essiccata e questo comporta una variazione nella concentrazione di principi attivi.
La radice essiccata si trova in commercio come ginseng bianco, se l’essiccazione avviene per mezzo di anidride solforosa, mentre se prima viene trattata a vapore e successivamente essiccata otteniamo il ginseng rosso. La radice fresca ha un contenuto in attivi più alto rispetto a quella essiccata, mentre, tra ginseng bianco e quello rosso, è il bianco a garantire un apporto di attivi più elevato.
Le molecole da cui dipende l’attività farmacologica del ginseng appartengono al gruppo dei ginsenosidi, molecole a struttura complessa simil-ormonale.
In Italia, l’impiego di integratori contenenti ginseng è autorizzato in virtù delle sue proprietà tonico-adattogene, antiossidanti e per la sua capacità di intervenire nel metabolismo dei carboidrati.
Hanno attività adattogena quelle sostanze capaci di aumentare la resistenza allo stress.
L’azione adattogena del ginseng coreano è da attribuire all’azione dei ginsenosidi: diversi studi sull’uomo hanno suggerito che queste molecole interferiscono con l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, stimolando il rilascio di ormone adrenocorticotropo dall’adenoipofisi, il quale a sua volta stimola le ghiandole surrenali a produrre corticosteroidi.
Studi recenti hanno indicato come il ginseng abbia effetti positivi sulla sindrome da affaticamento, in particolare in soggetti affetti da malattie croniche. Sembra inoltre che riesca a agire anche sul sistema colinergico, aumentando i livelli di acetilcolina e riducendo quelli di serotonina: questo spiegherebbe la capacità dei ginsenosidi di migliorare le performance cognitive.
Ai ginsenosidi è stata attribuita una funzione ipoglicemizzante, in quanto si è visto che su colture di cellule isolate dal pancreas riescono a indurre rilascio di insulina, mentre in modelli animali favoriscono l’aumento dell’espressione di recettori insulinici. Inoltre, l’assunzione di ginseng a scopo terapeutico ha dimostrato di consentire una diminuzione dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi, accompagnata da un aumento delle lipoproteine ad alta densità (HDL).
Data però la complessità della sua composizione e i molteplici processi fisiopatologici con cui è in grado di interferire, l’uso prolungato o a dosaggi elevati di Ginseng va concordato con il medico.
In particolare, per terapie di durata superiore ai due mesi o a dosi particolarmente alte, può manifestarsi la cosiddetta sindrome da abuso di ginseng, che si manifesta con sintomi quali nervosismo, insonnia, tachicardia, diarrea (specialmente al mattino), eruzioni cutanee, sbalzi d’umore e ipertensione arteriosa. Inoltre l’uso è sconsigliato in gravidanza, in menopausa e prima della pubertà.
In conclusione possiamo dire che la radice di Panax Ginseng è senza dubbio un superfood portentoso ma va usato con cautela, dietro consiglio del vostro medico o farmacista di fiducia.
Per questa settimane dal mio angoletto è tutto.
#prendetevicuradivoi
Dr.ssa Claudia Cocuzza