Parliamone con lo specialista: intervista alla dr.ssa Polopoli
Questa settimana ospitiamo la dottoressa Caterina Polopoli, psicologa e psicoterapeuta.
Con lei approfondiamo il discorso sulla depressione post-partum, che abbiamo visto essere una delle cause di abuso sugli infanti nel corso del primo anno di vita.
Cos’è la depressione post partum?
La depressione post-partum è un disturbo dell’umore che può colpire la donna nel periodo immediatamente successivo al parto. Bisogna considerare che la nascita di un bambino implica notevoli mutamenti per la mamma, che nasce quel giorno insieme al figlio. Questi cambiamenti sono di natura fisica, psicologica e relazionale. A questa situazione di novità possono essere associati dei riadattamenti psicologici ed emotivi che potrebbero risolversi spontaneamente o che, invece, potrebbero richiedere un tempo più lungo e una maggiore attenzione.
Come si riconosce?
I sintomi inizialmente possono essere confusi con la stanchezza fisiologica dovuta alla gestione del nascituro. Tra questi, i più frequenti sono ansia, sbalzi d’umore, tristezza, irritabilità, pianto improvviso, cali di concentrazione, inappetenza e disturbi del sonno. Se questa sintomatologia si risolve spontaneamente nel giro di pochi giorni ˗ indicativamente un paio di settimane ˗ parliamo di Baby Blues. Si tratta di uno stato fisiologico che non deve allarmare e che è legato ai rapidi processi di adattamento ormonale e psichico che la donna sperimenta nelle prime settimane dopo il parto.
Quando l’intensità dei sintomi è maggiore e di durata superiore, a tal punto da interferire anche con la capacità di prendersi cura del bambino o con la gestione di altre attività, allora ci troviamo di fronte a una vera e propria depressione post-partum. Questa ha ricadute sullo sviluppo della relazione madre-figlio e influenza la crescita psico-affettiva del bambino.
Qual è la sua incidenza e quali sono i fattori di rischio, se ci sono?
Colpisce tra il 10 e il 20% delle donne e tra i fattori di rischio più importanti vi è la familiarità; se vi sono stati precedenti in famiglia, soprattutto per disturbi depressivi e da ansia, la neo mamma ha maggiore probabilità di sviluppare la patologia. Un altro fattore di rischio potrebbe derivare dal fatto che la donna abbia già sofferto di depressione, precedentemente alla gravidanza o in gravidanza stessa. Anche le difficoltà relazionali con il partner, la mancanza di supporto piuttosto che condizioni socioeconomiche sfavorevoli o eventi stressanti o avversi, durante la gravidanza o durante il parto, possono favorirne l’insorgenza. Infine, un altro fattore potrebbe riguardare spiccata sensibilità e vulnerabilità ormonale.
Come si interviene?
Nei casi in cui sia stata diagnosticata una depressione post-partum si può intervenire con una psicoterapia o con la somministrazione di farmaci antidepressivi, tenendo conto sempre degli effetti collaterali, soprattutto in caso di allattamento Alla terapia medica va comunque associato sempre un supporto psicologico o una vera e propria psicoterapia.
La presenza della famiglia o delle figure di riferimento sia da un punto di vista affettivo che pratico, nella gestione e nella cura del bambino, sono da considerare fondamentali per la cura della depressione post-partum.
A chi bisogna rivolgersi per farsi aiutare?
È sicuramente importante l’intervento tempestivo per far sì che la donna possa essere aiutata nel miglior modo possibile. Importante risulta essere l’intervento del partner o dei familiari in generale. É consigliabile rivolgersi ad uno psicoterapeuta o ad uno psichiatra.
Info: La dr.ssa Caterina Polopoli è una psicologa e psicoterapeuta specializzata come analista del comportamento in formazione. Svolge la sua attività come libero professionista e presso strutture specializzate.