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Più costa più è buono! Ma è proprio vero?

Vi sarete sicuramente chiesti almeno una volta come mai due bottiglie diverse prodotte dalle stesse uve possono avere grandi differenze di prezzo. Quanti sono i fattori che determinano queste differenze? Decisamente tanti. Una variabile è la resa per ettaro di un’uva che, in base alla quantità prodotta in una determinata annata, influisce notevolmente sul prezzo di mercato. Le tecniche usate durante la vendemmia per la vinificazione hanno dei costi fissi che influiscono sul quantitativo di vino prodotto.

Più si punta alla qualità più i costi aumentano. Un fattore necessario della qualità è il tempo di riposo del vino in bottiglia o barrique, e anche esso influisce sul prezzo.

La qualità influisce anche sulla bottiglia, che dovrà essere più spessa e quindi più costosa.

Anche il tappo vuole la sua parte e per un imbottigliamento esclusivo c’è bisogno di un sughero di qualità. La zona di produzione di un determinato vino è la base fondamentale per il prezzo.

Con il passare degli anni alcune zone si sono avvalse di appellazioni di qualità come DOC e DOCG, che hanno permesso alle uve prodotte in quelle zone un maggiore riconoscimento rispetto a una stessa uva coltivata altrove. Un esempio è il Sangiovese, coltivato in grande maggioranza in Toscana, che nella zona del Chianti raggiunge prezzi nettamente superiori rispetto alle altre regioni in cui è prodotto.

L’intento è di difendere quei vitigni dalla coltivazione intensiva e dallo sfruttamento del territorio. Ultima “costosa” variabile ma non per importanza è la capacità dei produttori di sponsorizzare un determinato vino e muovere la richiesta di mercato a loro favore.

Insomma: il prezzo non è strettamente legato alla qualità, che può essere alta anche al di là di cinque/sei euro di differenza, ma in ogni caso attenzione a un prezzo “troppo basso” una bottiglia da 75 cc a 2,5 Euro qualche dubbio può farlo nascere.    

Giovanni Bonaldi (sommelier)