A tu per tu con Etienne, il gigolo

Sono una scrittrice molto semplice, narro solo di ciò che conosco per praticato, ragion per cui, se dovessi scrivere di serial killer, la Benemerita saprebbe già dove trovarmi.

Questa volta ho indagato su “un mestiere che si biasima di giorno ma che si cerca di notte”, secondo definizione di un mio carissimo amico (ciao Karonte!).

Il soggetto della mia ricerca si fa chiamare Etienne ed è un gigolo. Mi piace il suo modo di lavorare online: sito breve e ordinato, profilo in un portale di professionisti, video su YouTube, podcast con le sue personali considerazioni su Telegram.

Pratico e apprezzabile.

36 anni, un’età a me sconosciuta: ho una sola amica in quella fascia d’età e mi ha sempre incuriosito questa che considero una generazione di passaggio tra me e i giovani.

Prima del suo arrivo mi prendo un po’ di tempo per riposare e riflettere: questa è una one shot, buona la prima, non c’è tempo per le repliche.

Provo l’emozione della performance come Freddie Mercury al “Live at Wembley”: la natura umana è strana, la mia anche di più perché ho il cuore impazzito di curiosità.

Me lo immagino arrivare con una valigetta alla Van Helsing, piena di arnesi per combattere il vampiro dell’anorgasmia femminile.

In effetti la valigetta c’è, anzi è uno zaino, sa Dio cosa contiene (lo scoprirò più tardi, ma questi sono segreti professionali che non posso rivelare).

Bellissimo e simpatico, niente da eccepire; molto curioso della natura umana, anche troppo, ma questo mi dà l’occasione per togliermi qualche curiosità.

Etienne, ti cito William Shakespeare: “Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”, insomma cosa cerchi nelle tue clienti?

Mi piace confrontarmi con donne che possiedono riservatezza, rispetto, pulizia, ordine… ma dipende anche dalla tipologia di esigenza. Non faccio nessuna cosa strong, tipo bondage… quei godimenti un po’ al limite non fanno parte di me.

Mi piace incontrare donne che sanno cosa vogliono.

Ci sono tantissime tipologie di donne, si potrebbe spaziare dalle casalinghe alle donne benestanti, alle signore un po’ più anziane, alle vedove, alle single, alle donne manager. Donne che non vogliono soffrire, che non vogliono più incontrare uomini che fanno loro perdere tempo, star male.

Quindi se una donna può concedersi un lusso e decide di regalarsi la sua felicità, perché no? D’altra parte, l’uomo l’ha sempre fatto, le ha sempre bistrattate. La donna è sempre stata oggetto di mercificazione, scambio.
Oggi una donna può decidere di fare quello che vuole.

Gli uomini di questo un po’ ne soffrono.

Interessante… ma quale maschera indossa “colui che non deve essere nominato” (cit.) [in difesa della sua privacy, ovviamente – NdA] per interpretare Etienne?

Sinceramente, come ti ho sempre detto all’inizio [abbiamo parlato molto di questo argomento – NdA], maschere vere e proprie non penso di indossarne.
Io sono così anche nella vita privata.
Forse è questa coincidenza che mi fa avere successo. “Successo” inteso come participio passato del verbo “far accadere”: faccio accadere le cose.

E riscontro che le donne mi apprezzano per quello che sono. Se indossassi una maschera che non è la mia, si evincerebbe troppo in un momento relazionale, intimo, che rappresenta la maggior parte dei miei appuntamenti. Penso che l’essere me stesso, soprattutto in quella dimensione che è l’escort, l’accompagnatore, quella parte di me che mi fa vivere, che mi dà adrenalina tutte le volte che ho un appuntamento, che mi fa avere “il brividino” tutte le volte che conosco una persona nuova… il sapere che io sono la sua trasgressione, il suo piacere, la sua “caramellina”, il suo svago, mi dà identità.

Si indossano maschere al di fuori di questo ambito lavorativo, ma mi riferisco alla vita privata. Sono maschere per cui, come ti ho sempre detto, Anna, bisogna aver ben chiara la differenza di ciò che si indossa. Allora sì, parafrasando Nietzsche, dammi una maschera, una maschera ancora, ma non ingannarti di saper indossare la maschera sbagliata o la maschera di qualcun altro. Tutti siamo mascherati, perché a volte questa cosa aiuta a vivere. Tuttavia, per quanto mi riguarda, non c’è nessuna maschera. Io sono così anche nella vita di tutti i giorni, semmai mi incontrassi al bar, è soltanto che il mio tempo ha un prezzo, perché mi ritengo una persona di valore. Tutto qua.

Non posso lasciar andare un uomo così dotato (di intelletto, a cosa pensavate?!) senza fargli qualche altra domanda, quindi state sintonizzati sul Giornale delle Buone Notizie per il seguito dell’intervista!

NB: Nessun gigolo è stato maltrattato durante la creazione di questo articolo. ANZI.

Anna Castelli