I tristi e macabri avvenimenti di questo biennio che stiamo vivendo sono serviti almeno a una cosa: risvegliare la coscienza dell’uomo; ma cosa si intende dire con “risvegliare la coscienza dell’uomo”? L’uomo moderno ha vissuto fino a qualche tempo fa quello a cui gli idealisti tedeschi dell’ottocento aspiravano: la fine della storia.
Uno di questi, forse il più famoso, Hegel, pensava che il momento nel quale viveva la Germania in quella determinata epoca fosse il culmine della storia. Il momento in cui l’uomo riusciva a riconoscere finalmente sé stesso e la sua libertà, ed era fuori da tutto quel meccanismo di guerre e conflitti, ormai erba passata ma necessaria per arrivare in quella situazione.
Si dovrebbe definire questo modo di pensare come una malattia, una malattia che ha afflitto l’Occidente fino a questo punto. L’ultimo conflitto di questi giorni in Afghanistan è stata una rumorosa sveglia impostata alle 6 di mattina, che ci ha finalmente svegliato da quella condizione di sonno perenne, nato dalla fine della seconda guerra mondiale.
Certamente mille altri conflitti sono accaduti dagli anni ’40 fino ad oggi, ma non sono stati mai “così vicini” a noi; vicinanza ora invece aumentata dall’immediatezza dei social.
Uno dei punti cruciali che ha dato una sberla all’uomo moderno è l’aspetto ideologico della guerra afghana, che sembra qualcosa di lontano mille anni luce, e un incredibile balzo all’indietro nell’evoluzione della specie. L’uomo occidentale, convinto di essere arrivato a uno status quo, viene sconvolto dal fatto che la storia non ha ancora completato il suo corso, abituato alla sedentarietà degli eventi, ormai (quasi) giunti al loro termine.
Insomma, qual è la lezione da imparare, tra Covid e Guerra? È molto semplice: la storia non è finita, è ancora in corso; e l’uomo non è un semplice spettatore infine giunto ai titoli di coda, ma è uno degli attori principali. La storia si deve ancora fare, e gli unici che la possono fare sono tutti gli uomini. In sostanza: bisogna darsi da fare!
Mangia la tua ciambellina al vino, ma dopo datti da fare per migliorare questo mondo. Ulteriore prova è quella dei problemi climatici, dei quali noi siamo i principali antagonisti.
Noi. NOI. Noi siamo la nostra storia. Noi possiamo e dobbiamo agire.
Non è passato il tempo delle rivoluzioni, se noi lo vogliamo. Bisogna agire. Agire anche (e soprattutto) nella vita quotidiana.
Se non decidiamo noi per noi stessi, chi dovrebbe farlo? Un’entità mistica chiamata “Storia”?
Matteo Abozzi