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Al supermercato succede che…

A me è quasi sempre successo, a volte di più, a volte di meno. L’ho sempre attribuito ad altri fattori. Come oggi. Dapprima pensavo che fosse un calo glicemico dato dal caldo e da questo mal di testa che da stamane non mi abbandona.

Giornata calda e afosa oggi.

Quindi tiro fuori dalla mia magica borsa di Mary Poppins i sesamini, dei salvavita che consiglio a tutti quelli che hanno cali di pressione o di zuccheri come me. Sono delle barrette di sesamo e miele, buone, ipercaloriche ma adatte a questi momenti.

Ero in un negozio di scarpe quindi usciamo, visto che non c’erano scarpe per me e recupero un pochetto.
Poi entriamo al supermercato e la situazione peggiora. Riapro la borsa magica di Mary Poppins ed estraggo un magico cracker, vecchio, e me lo mangio controvoglia.

Niente.
Non passa. Ma forse non è un calo di zuccheri.

Non è la prima volta che mi succede di star male al bunkermercato. Sì, di “super” ormai non hanno più nulla. Sono tutti uguali, mega capannoni, luci ovunque che sbarellano manco fossimo a Las Vegas dove tutto deve sbrilluccicare. Temperatura a scelta: o i pinguini se è estate o i tropici se è inverno.
L’unica certezza, SEMPRE, sono i pinguini che ti salutano nei reparti frigo, in cui lì non esistono più né le mezze stagioni, né le stagioni stesse.

Sono uscita a prendere aria, se pensavo di andare a stendermi in auto, alla fine mi è bastato sedermi all’ombra e farmi accarezzare dal vento.
35 gradi all’ombra con quest’afa bastarda di questi giorni, quindi neanche troppo un sollievo.

Però è bastato quel contatto con la natura, una luce naturale, e respirare aria che mi ha riequilibrata e fatta tornare in me.

Il pensiero è andato a quei bunkermercati.
Ormai li chiamo così, mi invento il neologismo per rendere quell’idea e sensazione che mi danno.
Forse il mio corpo lo sa e me lo sta comunicando così, che quei luoghi ormai non sono più luoghi sani. Già Augé li definì “non-luoghi”.

Tornare nei piccoli negozi, dal fruttivendolo sotto casa o dal contadino sono sicuramente luoghi in cui non sto mai male. MAI. Nemmeno quando per arrivarci percorro la strada con i 50 gradi emanati dall’asfalto.

Mentre mi lascio cullare dal vento e recupero il mio respiro, faccio mio questo pensiero.
Lascio quelle luci lì dentro, e mi tengo la luce del sole a farmi riprendere il contatto con la realtà.

E porto con me solo il neologismo.
Il resto… Lascio.

Project Manager e web designer appassionata di cucina e di sport, binge watcher e lettrice nel tempo libero, attraverso la scrittura cerco sempre di trasmettere emozioni.