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Caro papà

Caro papà,

quand’eravamo bambini celebrare queste giornate con allegria aveva un senso. Ora, francamente, un po’ meno. Perché dedicare una giornata, una giornata sola, intendo, a ogni cosa animata o inanimata di questa società, con sana ipocrisia, quando poi tutto va al contrario?

Ci troviamo a celebrare “la qualunque” ma nella realtà viviamo in un mondo incattivito e aggressivo. Non sono cresciuta così. Sono cresciuta portata sulle spalle di un uomo buono e generoso, che non si arrabbiava mai e cercava sempre di trovare la frase giusta per appianare ogni divergenza.

Mi hai educata alla generosità, all’altruismo, all’empatia, a guardare sempre il lato buono delle persone anche quando proprio sembrava non esserci. E, sorpresa, magari in fondo in fondo, lo trovavamo.

Mi hai insegnato a guardare i vecchi film, ad amare il teatro, la musica. I libri. I nostri più bei viaggi insieme li abbiamo percorsi tra le pagine di romanzi e racconti. Anche quelli dei nonni sulla guerra. E adesso guarda dove siamo.

Se noi abbiamo vissuto il Rinascimento, tua nipote si trova immersa in un Medioevo che sembra tanto anacronistico quanto reale. Proprio come i corsi e ricorsi storici del Vico che ci piaceva tanto citare.

Abbiamo la guerra alle porte di casa, e ci dimentichiamo, quasi fossimo lobotomizzati, che la guerra c’è sempre stata, solo era un po’ più lontana e quindi forse meno interessante e paurosa.

Parlando con te, perché noi continuiamo a parlare tra le dimensioni, come non pensare ai bambini siriani e afghani. Sono forse diversi dai bimbi ucraini? O da quelli che, qualche decennio fa, si nascondevano nelle cantine a Zagabria?

E adesso arriviamo a mandare armi nelle zone di conflitto europeo. Non nel nostro nome.

Siamo un popolo di naviganti, sognatori e anche un tantino menefreghisti e qualunquisti. Ti ricordi? Quando non ci tocca da vicino, è problema altrui.

Invece il problema è proprio nostro. E dei nostri giovani. Di tutti coloro, come noi, che hanno nella mente e nel cuore una sola parola: PACE.

Sarebbe così semplice, se gli interessi economici e la sete di potere, quello che non si cura delle persone che dovrebbe invece rappresentare e tutelare, non fossero il motore primo di questo strano mondo.

L’arte e la cultura, la storia, sono ormai quasi un corollario. Mentre dovrebbero essere le fondamenta di ogni società. E noi, tu, insieme a tutte le persone perbene continueremo a parlarne, a portare il bello della civiltà nelle pagine di questo giornale e nella nostra vita.

Piccoli semplici passi che per noi hanno un significato enorme. Piccoli semplici passi per cercare di provare a cambiare le cose. Non da una tastiera, ma in ogni azione della nostra piccola esistenza.

Un bacio alla tua nuvola, e guardate se, tutti insieme voi là in alto, riuscite a mandare un po’ di buonsenso quaggiù.

Buona festa del papà, oggi e tutti i giorni per tutti gli anni passati e quelli a venire.

cricol