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Circondarsi del Non-Risolto

La biblioteca di Umberto Eco è famosa, ma per chi non la conoscesse: la suddetta biblioteca contiene più di trentamila volumi, collezionati dall’autore italiano durante la sua vita. Li avrà letti tutti? Ma assolutamente no! Nassim Taleb, famoso economista attuale, ha definito, nella sua opera “Il Cigno Nero”, quella di Eco una “Anti-Biblioteca”, nella quale i libri non letti guardano il possessore con occhi minacciosi. La biblioteca personale non è quindi un’appendice del nostro Io, ma uno strumento di ricerca. In sostanza bisogna circondarsi di libri che mai troveranno tempo e spazio per essere studiati, ma che servono al lettore per mostrargli quante vie sconosciute esistono, sentieri che non potranno essere percorsi. Questo è il primo step, ma dovremmo aggiungerne un altro, ovvero: circondarsi di libri (o opere in senso lato) che non riusciamo a capire. Appendi quel Kandisky che non sai cosa voglia dire, fai rimanere sul comodino quel libro che non hai compreso appieno, perché sono queste le cose che realmente ci cambiano. Bisogna cercare di trovarsi sempre davanti al non compreso, non fuggire da esso, in virtù di capire meglio noi stessi. Purtroppo si sta delineando sempre di più su internet il fenomeno delle Echo Chambers che distrugge il concetto di confronto con gli altri e con la nostra persona. Le Echo Chambers sono quegli spazi virtuali nelle quali gli individui hanno la possibilità di circondarsi solamente di ciò che non li contraddice, trasformando quindi il mondo in una costante affermazione delle proprie credenze. Il mondo invece esiste proprio per contraddirci, e senza contraddizione, non può avvenire nessuna crescita.

Tutto questo discorso per dire che da un po’ di tempo, nei miei pensieri, hanno trovato posto due libri che non riesco totalmente a mandare giù; parliamo de “Il Condominio” di J.G. Ballard, e il classico “Il Processo” di Franz Kafka. Entrambi i titoli hanno in comune il tema dell’uomo e della razionalità. Più nello specifico, Ballard sviscera la natura della comunità, del confronto tra l’auto-affermazione individuale contro il gruppo, un’opera ontologica, mentre Kafka cerca di studiare la difficoltà di vivere dell’uomo moderno, preso dalle varie peripezie scatenate da un motivo inesistente.Il “problema”, se così si può chiamare, è che nessuno dei due autori offre risposte, ma pone solo problemi! Leggendo sembra di osservare un mondo alieno, ma dentro di te sai che c’è qualcosa oltre la superficie; sai che le storie che stai leggendo fanno parte di te. Ti ritrovi quindi ad avere paura delle righe che scorri sotto gli occhi, perché raccontano le storie della tua vita senza che neanche tu lo sappia. Ma il bello è che tutto avviene inconsciamente. Una volta finito di leggere i suddetti libri (e visti anche gli ottimi corrispettivi film) la visione del quadro non è per niente più chiara, anzi, diventa invece sempre più scura. Non ci sono dei metodi per comprendere queste opere, e cercarne il significato e le varie interpretazioni su internet non risolve nulla. Probabilmente la soluzione è quella di mettere da parte i libri, senza scordarseli, continuare a vivere fino a scoprire che quello che stai vivendo e descritto tra un riga e un’altra di quel testo che non avevi capito. Questo è l’unico modo per razionalizzare quello che si ha letto, ovvero riscoprendolo nella propria vita. Scoprirete quindi che quei racconti che prima erano nella vostra mente incompiuti, ora sono dei tasselli fondamentali per la visione del mondo (stesso discorso per i libri di filosofia. Al contrario di quello che si pensa, i filosofi non danno delle risposte, ma il loro compito è quello di cercare, non quello di trovare, e difatti nessuno riuscirà a trovare soluzioni leggendo un testo filosofico).

“Cos’è questo processo che insegue K. fino alla fine della sua vita? Anche io ho un processo che mi insegue? Ma non ho fatto niente! E neppure K. Ha fatto qualcosa! Quindi vuol dire che anche io…”

È una necessità circondarsi di cose che destabilizzino la nostra vita. Anche se queste sembrano essere dei piccoli puntini neri insoluti, come un romanzo, un giorno si districheranno e ci aiuteranno a sciogliere i nodi della nostra esistenza.

Matteo Abozzi