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Elena Vallortigara e la medaglia della tenacia

A volte negli sport il risultato coincide con la vittoria e viceversa. Pensiamo ai giochi di squadra top level, la pallavolo, il calcio, il basket o il rugby. Non c’è alternativa, per essere il numero 1 devi saper vincere, e vincere. E il risultato è la vittoria.

Altre volte il risultato è solo il frutto dei tuoi allenamenti, della tua tenacia e del sudore messo nelle gare.
Che non coincide con lo scalare i gradini del podio con la medaglia al collo, ma è lo scalare il podio del migliore risultato che potessi fare nella stagione, il tuo meglio nelle condizioni, interne o esterne, di quel momento. Il tuo podio personale. Nel mondo possiamo essere campioni olimpionici, campioni del mondo, ma se non lo siamo possiamo scegliere due versioni di atleta che vogliamo essere.

Quello che lavora per diventarlo, e quello che lavora per migliorare ed essere la miglior versione di sé.

L’importante non è vincere, ma è il risultato.

Il risultato di tutte quelle energie spese e consumate dietro quello sport che ti ha forgiata nel vento e nella terra. Quella che devi rincorrere, saltare o pestare per essere parte dell’immagine di atleta a cui vuoi aspirare.

A volte sai che non puoi essere campione del mondo, qualcuno corre due secondi in meno di te.
A volte sai che non puoi essere primo nel ranking mondiale, c’è qualcuno che salta, corre, batte distanze e lunghezze che sembrano irraggiungibili.
A volte sai che per degli infortuni non puoi dare il massimo, o essere a fianco di chi, in condizioni migliori, fa meglio.

E allora che fai? Molli lo sport? Solo perché non puoi essere il numero uno?
No, lo sport non si molla, con lo sport si cambia.

Ti alleni, provi, tentativo dopo tentativo, di migliorare i tempi, i salti, le corse, i lanci.
Raggiungi centimetro dopo centimetro e millesimo dopo millesimo traguardi che prima sembravano inimmaginabili, superi limiti che ti bloccavano e diventi la miglior versione dell’atleta che puoi essere.

Qualsiasi sport è una progressione degli sforzi dell’allenamento che “esplode” in gara, e ogni gara è diversa da se stessa. Ha variabili, interne ed esterne all’atleta, che cambiano l’esito del risultato.

Elena Vallortigara arriva dove altri avrebbero mollato

Elena Vallortigara la nostra unica medaglia ai mondiali, è un bronzo ma con una progressione di gara che racconta una storia di tenacia e coraggio.
La sua storia è una delle più belle e tortuose dell’attuale atletica italiana. Nel lontano 2018 saltò il suo personal best a 2,02 mt, nella Diamond League di Londra, e poi il crollo. Un sacco di variabili, infortuni, blocchi e paure, che hanno influenzato la carriera di questa atleta e poi… Risultato dopo risultato il ritorno.

“Se c’è una cosa in cui sono stata brava, è non aver mollato mai”

Elena Vallortigara

Dove altri avrebbero mollato, infatti, Elena Vallortigara è rimasta fedele all’immagine e alle potenzialità che aveva in sé stessa. Quel salto ai 2mt l’ha già fatto ce l’ha nella memoria, è solo annebbiata dai tanti infortuni e dalle gare in cui non ti senti all’altezza. E quando si parla di salto in alto, quell’altezza è tutto.
Sicurezza, tenacia e focus su quelle vette e altezze che ha già superato.
Dove qualsiasi altra atleta avrebbe chiuso, lei ha aperto tutto. Ha fatto girare l’aria ai pensieri e spinta nelle gambe per tornare a volare, prima con 1,98 m ai campionati assoluti italiani, e ora tornando nuovamente ai 2mt.
Come dice Sara Simeoni in un’intervista del Corriere “Ora Elena sa esattamente quando vale”.

Un percorso di qualificazione netto, che ha cancellato ogni dubbio, e un altrettanto percorso in finale con zero errori fino all’ultimo salto.

Non sarà stato affatto facile, ma passo dopo passo ce l’ha fatta a rinascere e continuare a essere la migliore versione di sé stessa.

Il suo è un bronzo che vale oro.

Alessandra Collodel

Foto in copertina © Colombo/FIDAL

Project Manager e web designer appassionata di cucina e di sport, binge watcher e lettrice nel tempo libero, attraverso la scrittura cerco sempre di trasmettere emozioni.