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Gli aiutanti magici a Venezia

La vita ha una forma diversa a Venezia, è risaputo.
I canali prendono il posto delle strade scandendo il ritmo alla vita che le solca, i ponti collegano le persone e il tempo.
Palazzi storici sono ad ogni angolo, un “ponte e na cae”, come si dice a Venezia per dire che son vicini l’un l’altro, e si arriva anche all’Ospedale San Giovanni e Paolo, l’ospedale del centro storico veneziano. È un antico palazzo rinascimentale costruito dalla “Scuola Grande di San Marco”*.
Internamente ha tre corti, degli spazi verdi delimitati con muretti, archi e colonne a coprire il camminatoio circostante.

Il sole che illumina, in ogni stagione, il prato e gli alberi, quando tramonta filtra tra le colonne creando giochi di luce e si scalda amalgamandosi con il colore dei mattoni delle pareti del palazzo.
Il ritmo e la magia di Venezia, illuminata dal sole al tramonto, può solo essere un bel contorno poetico alla storia di questi piccoli aiutanti infermieri che popolano l’ospedale di Venezia.
Volontari a tutti gli effetti, accompagnano i pazienti.
A volte nelle lunghe attese si posizionano in coda per poter far riposare sulle panchine le signore stanche.

Se in passato le corti erano utilizzate per far deambulare i pazienti da un settore all’altro dell’ospedale, oggi infatti hanno varie funzioni. Spazi per passeggiare, spazi per prenotare le visite e spazi per fare un tipo di terapia che solo in questo posto dorato può essere fatta, accompagnata da degli assistenti silenziosi.

Un giorno una paziente si siede sulla panchina della corte per prendere un po’ di aria e poter godere di questa luce calda stupenda che illumina il chiostro, e lui, nella sua armoniosa prestanza fisica, le si mette accanto, in religioso silenzio, ad ammirare il paesaggio e a praticare il più bello e antico rituale d’amore possibile: l’amore incondizionato che uno sconosciuto riversa all’altro essere accanto a noi. Con la sua presenza lì a dare supporto, senza chiedere nulla in cambio, e non appena gli si accenna un gesto di ricambio, ti inonda del suo amore con delle fragorose fusa.

Sono loro, i gatti dell’ospedale di Venezia, gli aiutanti silenziosi che in questo spazio magico aiutano i pazienti.

La loro presenza anima i corridoi dei chiostri, sentinelle delle colonne e degli umori di tutto il porticato, vigilano appassionati le anime di chi quei corridoi li vive per malattia, assistenza o lavoro.

Diventano così una di quelle forme di vita che animano, nella loro speciale forma, Venezia.

Silenziosi come l’acqua dei canali, caldi come quel sole che filtra tra una colonna e l’altra, questi aiutanti riescono ad alleviare le sofferenze e le giornate in quei chiostri con la loro speciale terapia.

Allungandosi al sole, vigilando ogni angolo in protezione di quelle mura, sono i migliori volontari dell’anima che un ospedale possa trovare.
Sempre lì, ad insegnarci una lezione stupenda.

Un attimo illuminati da quel sole può valere una vita, ma la presenza di qualcuno che condivida quel momento diventa sacra.

Alessandra Collodel

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*Le “Scuole Grandi” nell’antica Venezia erano quelle che potremmo definire oggi delle confraternite, che investivano socialmente nel proprio sestiere nella salvaguardia dei mestiere e dei propri artigiani.