L’uovo di Pasqua non è un gioco da ragazzi

L’uovo in antichità aveva, ed ha tutt’ora tradizionalmente, dei connotati simbolici molto elevati.

Dapprima considerato l’inizio del tutto, l’uovo cosmico simboleggiava la nascita, la fecondità dell’uovo, la vita, la congiunzione di due metà, cielo e terra unite assieme.

L’uovo è presente in varie mitologie precristiane, come l’uovo primordiale, embrione, che rappresenta la forza vitale e generatrice di tutto quello che esiste.
La sua forma priva di spigoli e angoli, e quindi senza principio né fine, è sempre stato considerato emblema della perfezione divina, utilizzato tra l’altro in molte opere d’arte con questo significato ed accezione. (Leggi anche L’uovo e il suo simbolo)

Poi, in accezione cristiana, ha assunto ancora di più la simbologia della vita, rivolta però verso la resurrezione, in ambito spirituale, e di rinascita in tal senso.

Per questo è usanza regalare l’uovo durante la Pasqua. L’uovo diventa il simbolo, in senso religioso, legato alla resurrezione di Cristo.
In senso pratico dal Medioevo si regalavano le uova perché in tempo di digiuno quaresimale, non potendo mangiare le uova, dovevano poi essere smaltite molto velocemente e per questo venivano benedette durante il venerdì santo e cotte durante la Pasqua per poi essere regalate come buon auspicio di fecondità in tutti i campi.

Si è iniziato a colorarle per ricordare la passione di Cristo, in culture collegate alla religione cristiana, mentre in ambito più pagano erano collegate alla rinascita primaverile e quindi decorate con colori e fiori come questa stagione fa in natura.

Questa tradizione in famiglia è rimasta.
Si colorano le uova o con coloranti alimentari, o in maniera naturale con vari alimenti colorati naturalmente, come può essere il caffè per farle marroncine, o la cipolla rossa per farle rosso/violette, o il cappuccio viola per farle diventare blu.

Altrimenti, per i più creativi, le uova sode venivano colorate a mano a tempera o con altri colori naturali per poterli mangiare in tranquillità e per sbizzarrire la fantasia in decorazioni e cornicette scolastiche.

Quand’ero piccola i giochi che mi son rimasti nel cuore erano quelli che si facevano con i nonni, e tutta la famiglia, a Pasqua con le uova.
Ad esempio si provava, mettendo l’uovo in piedi vicino al muro, a colpirlo con una monetina. E sembra un’impresa facile, ma non lo è, anche se si pensa di avere una mira da cecchino.

Oppure si faceva la battaglia delle uova. Ogni sfidante, con un uovo sodo in mano, si batteva facendo scontrare le uova l’un l’altra e l’uovo che subiva meno danni, o che addirittura rimaneva integro, vinceva.

Online leggevo anche di altri giochi con le uova sode che più o meno avevano lo stesso tema, sfidare due o più uova in lanci o “corse” su collinette o tavoli messi di traverso, per vedere quale uovo rimaneva integro e quindi dichiararne vincitore il proprietario.

La cosa sacra, alla fine di questi giochi, era che le uova sode si dovevano mangiare, quindi il gioco si centellinava o lo si faceva quando realmente si voleva giocare e mangiare l’uovo, perché un uovo aperto è un uovo che non deve andar sprecato. È sacro.

Le uova di cioccolato, invece, erano diverse a quelle di oggi. Avevano sorprese stupide, perché non era importante la sorpresa in sé, ma l’uovo. Oggi invece è tutto il contrario, l’uovo è passato in secondo piano ed è importante la sorpresa, che però tutti conoscono già perché c’è scritta sulla confezione, o è associata alla marca, e quindi a tutti gli effetti non è più una sorpresa perché il ricevente già sa cosa può trovare dentro, o anzi, ti chiede espressamente quell’uovo perché vuole quella sorpresa.

È un mondo all’incontrario, sì.

Non c’è sorpresa, non c’è scoperta e l’uovo, nel suo significato simbolico è passato in secondo piano.

Si cerca ciò che si desidera, e non si viene sorpresi da ciò che si trova o si riceve. Pensando così che la sorpresa ed il regalo siano più importanti di tutto il resto.

Ma le sorprese passano, i momenti restano.

Quella curiosità nello scartare un uovo per scoprire cosa c’è dentro. Giocare con ciò che ci sta dentro o lasciarlo da parte per godersi il cioccolato. Chi se le ricorda tutte le sorprese scartate in una vita?

Però quei giochi con le uova… quelli li ricordo ancora come fosse ieri.
Quelli sì che rispecchiavano ancora la sacralità dell’uovo, la nascita e rinascita della vita, famigliare, intorno a quell’uovo, quel simbolo, quella forma così naturalmente perfetta da racchiudere attorno a sé così tanta vita di una famiglia.
Quei giochi intorno a questo simbolo che ancora oggi rimangono, e rinascono ogni anno in quei ricordi colorati che difficilmente si sciacquano via il giorno seguente, come le dita impregnate di quei coloranti che ti rimanevano lì, per giorni, a ricordarti quei momenti felici, dolci e colorati.

Perché l’uovo di Pasqua non è un gioco da ragazzi.

Alessandra Collodel