La mimosa e le sue sorelle nel tempo

La mimosa che siamo più abituati a vedere è il fiore dell’acacia dealbata, ma nel XIX secolo il suo significato era analogo a quello della robinia e dell’acacia classica – molto simili tra loro – ovvero “amore platonico”, significato che da una parte trova appiglio a una tradizione popolare (1) dall’altro a una serie di osservazioni di tipo etologico ante litteram (2).

1) Le civiltà indigene dell’America usavano costruire i propri archi con il legno della robinia, mentre le frecce ne sfruttavano le spine, ma i rami fioriti venivano donati come omaggio alla donna amata per comunicarle il profondo rispetto e il tenero sentimento provati nei suoi confronti.

2) In particolare nel XIX secolo, ma anche prima, si diceva che l’usignolo prediligesse gli alberi d’acacia per costruire il proprio nido, perché le spine lo proteggevano, mentre foglie e fiori lo accoglievano e facevano da rifugio per le uova, quindi per i futuri pulcini.

A oggi la mimosa viene regalata soprattutto durante la festa della donna, e simboleggia forza e femminilità, significati derivati nel caso della forza dall’albero in sé con le sue spine, e nel caso della femminilità dai fiori stessi. Anche qui si è tenuto conto, in parte, dell’usanza degli indigeni americani.

Di tipi di mimosa, però, ce ne sono anche altri che nel XIX secolo erano presi in considerazione e che oggi mantengono lo stesso significato senza variazioni rilevanti.

Acacia pudica

L’acacia pudica, anche detta semplicemente “sensitiva”, ha i fiori con forma simile a quelli della mimosa, ma di colore viola chiaro, e le foglie hanno la curiosa capacità di chiudersi ogni qualvolta vengano sfiorate, anche nel caso si trattasse solo di una folata; per questa peculiarità la sensitiva è portatrice del messaggio di “pudicizia/timidezza”.

Acacia rosa

I fiori dell’acacia rosa, invece, richiamano l’eleganza, perché ciascuno sembra “l’abito da sera di una dama”.

Silvia Costanza Maglio