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La notte degli Oscar lascia il Segno

28 Marzo. Notte degli Oscar.
Una notte che entra nella storia del cinema.
Una notte che fa la storia del cinema soprattutto per la comunità sorda. Non solo americana, ma mondiale. Esattamente 35 anni dopo il primo Oscar assegnato a Marlee Matlin con Figli di un Dio minore.

Il film C.O.D.A., tradotto in italiano con I segni del cuore, candidato a tre premi Oscar ha fatto l’en plein, vincendo tutte e tre le statuette cui era candidato.

La prima va a Troy Kotsur – miglior attore non protagonista, nel ruolo del padre.

La seconda arriva come miglior sceneggiatura non originale, perché C.O.D.A. è il remake del film francese del 2014 La famiglia Beliér, con un’enorme differenza. Gli interpreti di C.O.D.A. sono attori sordi, mentre nell’originale francese erano udenti. Forse anche per questo è arrivata la terza statuetta come miglior film 2022.

Partiamo dall’inizio.

C.O.D.A. è l’acronimo di Child of Deaf Adult, letteralmente figlio di genitori Sordi. La storia infatti narra di una ragazza C.O.D.A., unica udente in famiglia, che si ritrova a essere il ponte comunicativo tra i genitori e una società che non parla la stessa lingua, e forse non ci prova nemmeno a farlo. Ruby, la protagonista, si ritrova così ad aiutare la propria famiglia sul lavoro, in un peschereccio nelle coste del Massachussets: per questo è derisa e bullizzata a scuola.

Grazie a un corso scolastico, casualmente si ritrova a fare i conti con il suo talento e passione, da sempre nascosto in casa: il canto ora può emergere, ma richiede tempo e dedizione.
Il film racconta non solo le difficoltà di Ruby nel convogliare le sue energie in questa parte della sua vita, ma anche quelle che la famiglia deve abitualmente affrontare nella propria vita quotidiana senza lei che fa da tramite e interprete.

C.O.D.A. non è solo una commedia che ci racconta la storia di Ruby. Diventa una vera e propria denuncia sociale rispetto alla comunità udente che ancora oggi, nel 2022, continua a dividere invece di integrare.

Pensiamo che in Italia la Lingua dei Segni è stata riconosciuta e tutelata come lingua, solamente il 19 maggio dello scorso anno. Rimanendo fanalino di coda di tutta Europa.

E se da un lato, come dice il figlio nel film, “fanculo loro, io so come comunicare, che imparino loro la lingua dei segni”, dall’altro l’integrazione è un ponte che ha due sensi di manovra. E se uno non funziona, quello del mondo udente, anche l’altro s’inceppa.

Ed è da questo ponte che vorrei partire e iniziare un dialogo con l’artista Brazzo.

Ciao Francesco, grazie innanzitutto per essere qui. Ieri quando ho visto il tuo video ho pensato subito che fosse una cosa importante da dire e da diffondere, soprattutto in un momento così importante per il cinema e per la comunità sorda internazionale. Avere un film, interpretato in ASL (American Sign Language), e avere una così ampia risonanza mondiale su queste tematiche per poi confrontarsi con la realtà dei fatti: al cinema non ci sono i sottotitoli per renderlo accessibile. È triste, fa rabbia.

Appena ho visto il trailer non vedevo l’ora di andare al cinema. Uscito il film nel cartellone, ho iniziato a cercare vari siti delle sale cinematografiche per prenotare il biglietto. Non ho trovato nessun servizio di sottotitolazione. Si trovano solo orari e giorni fissati in alcuni cinema. Il film si trova anche su Amazon o Now con i sottotitoli ma io volevo andare al cinema, davanti a uno schermo gigante. Alla fine ci sono andato lo stesso con una mia carissima amica che conosce la Lingua dei Segni e che mi ha tradotto ogni parte del parlato. Apprezzo tantissimo il suo impegno e il suo gesto, ma è una forte delusione trovare il film senza sottotitoli. E pensare che il film ha ottenuto 3 premi Oscar! È sottotitolata solo la parte segnata in ASL, perché è una lingua dei segni americana. Mi domandavo: se ci fosse la Lingua dei Segni Italiana (LIS) nel film, in Italia, avrebbero messo i sottotitoli per far capire agli udenti, giustamente perché non tutti conoscono la Lingua dei Segni, ma la parte parlata? Perché non mettono i sottotitoli apposta per noi sordi? Qui trovo la risposta, anche se non può essere vero che nessuno ha pensato al pubblico sordo: ci ha discriminati come sempre per mancanza di accessibilità. Sono una persona che va fino in fondo, sono un attivista sordo, lotto tutto per tutto ciò che è giusto e tutto ciò che è un nostro diritto.

Noi siamo da sempre in prima linea a “reclamare” diritti su cui non si dovrebbe nemmeno discutere. La LIS in Italia è stata riconosciuta solo l’anno scorso. Da quella data è cambiato qualcosa? Cosa c’è di nuovo nel panorama italiano?

Beh, non tutti sanno che è riconosciuta la LIS, purtroppo in Italia siamo indietro con le informazioni, ancora non ne parlano ovunque. Siamo sempre noi a chiedere e avvisare che abbiamo il diritto di usufruire di qualunque servizio. Ci si deve ancora abituare e mi sa che ci vorranno anni e anni per arrivare alla stessa altezza di altri Paesi.

Quante cose ancora ci separano da un’integrazione completa? Interpreti negli uffici, sottotitoli al cinema, la banalità anche di un citofono, o di un profilo Whatsapp per ordinare un cibo per asporto… Quante cose mancano ancora?

Per arrivare a un’integrazione completa mi sono sempre detto che bisogna partire dalle scuole, lì è la base per avere un futuro migliore. Dai bambini e dagli studenti. Dovremmo insegnare una materia facoltativa, la Lingua dei Segni, e lì automaticamente verranno fuori spontaneamente le cose anche banali.

Si è parlato tanto di Sanremo accessibile come se fosse una delle cose importanti, e si è fatto molto per renderlo fruibile da un pubblico Sordo. È utile questa rappresentanza in televisione secondo te? Può aiutare a far entrare la comunità udente in un cambio culturalmente inclusivo o rimaniamo sempre separati in nicchie?

Da una parte sono contento che Sanremo Accessibile abbia fatto questo passo enorme, è diventato accessibile per noi sordi, e dall’altra sembra che siamo ancora in disparte. Perché è stato trasmesso su RaiPlay, lo seguono solo il pubblico sordo e pochi udenti dato che c’è poca pubblicità. Speravo che mandassero i performer sordi o udenti o cantanti sordi sul palco dell’Ariston su Rai1 davanti a un pubblico udente. Sicuramente avremmo dato un impatto forte al pubblico da casa e da Sanremo stesso. Quando verrà fatto questo, probabilmente ci sarà un cambio culturalmente inclusivo.

Sullo scenario italiano, ad esempio, abbiamo poca visibilità di persone con disabilità famose. In USA, anche solamente guardando questa edizione degli Oscar, abbiamo una visione completamente diversa. Attori famosi, modelli come Nyle di Marco che sono diventati famosi in TV e rappresentanti della cultura sorda in America e nel mondo. In Italia? Quanti attori, cantanti, oltre a te 😉 , persone famose ci sono? Quanto è importante la rappresentanza per raggiungere un grado di consapevolezza e sensibilizzazione?

Famosi è una parola grossa. Possiamo dire che gli americani sono famosi ma gli italiani no. I sordi famosi americani sono seguiti da tutte le comunità sorde nel mondo e dagli americani udenti e anche fuori dall’America. Io sono una persona ben nota e non famosa e ci sono tanti altri artisti sordi noti, ce ne sono abbastanza. Il problema dell’Italia è la mancanza di visibilità nel mondo dello spettacolo e della TV e c’è poca sensibilizzazione. Veniamo sempre scartati per il problema della comunicazione e per mancanza di empatia. Nel nostro Paese per diventare famosi si mira allo share, al business, come se fossimo un “prodotto” da vendere e dato che per loro i sordi sono “prodotti” poco conosciuti, non conviene.

L’immagine del ponte, che è tratta dal discorso di Troy Kotsur, è bellissima e la voglio riportare in questo articolo perché è un’immagine di unione, di comunicazione incredibile. Lui in questo caso l’ha dedicata al regista che ha definito “il miglior comunicatore, perché hai portato il mondo sordo e udente insieme e tu sei il nostro ponte”. Come possiamo essere, noi udenti, dei migliori comunicatori e diventare dei ponti per vivere insieme e rendere questa vita non più a senso unico, ma a due vie comunicanti?

Per costruire questo ponte in Italia bisogna partire dalle fondamenta come ho detto prima, bisogna iniziare dalle scuole e dall’Università per creare un ponte comunicativo. E non solo, dare più possibilità agli artisti sordi nel mondo dello spettacolo e della TV e anche agli atleti sordi nello sport. Oh, può essere che un domani possa succedere che nasca un fenomeno sordo italiano nel mondo dello sport o un attore, un cantante italiano che abbia vinto un premio importante. Lì la gente inizia a incuriosirsi sempre di più sulla sordità e sulla comunità sorda.

Grazie Francesco, in arte Brazzo, per averci raccontato questo punto di vista importante e fondamentale per iniziare a costruire un futuro veramente migliore. Per me è inconcepibile che esistano ancora queste distanze, a partire dalle piccole cose fino ad arrivare alle più grandi.
Andate al cinema, guardate il film per vedere con gli occhi una storia, una storia che possa toccare il cuore e lasciare un Segno, un segno LIS, dentro di voi. Ma soprattutto diffondiamo l’appello di Francesco nel far rendere accessibile questo film.

Se siete arrivati fin qui, la prossima volta che uscite, anche solo per fare la spesa, cominciate a guardarvi intorno con occhi nuovi ed empatici. A vedere con occhi diversi la realtà per avvicinarci gli uni agli altri.

Cominciate a spiegare ai bambini che la LIS è una lingua. Cominciamo a costruire i primi gradini di quel ponte. Per salire tutti insieme verso una società che la smetta di lasciare indietro chi non è “copia conforme”.
Non avete idea del mondo meraviglioso che si rivelerà ai vostri occhi.

Se peccate di immaginazione fate una prova: andate in giro un giorno intero con i tappi alle orecchie, o con gli occhi chiusi, togliete l’audio alla TV. Per comprendere, a volte, non basta parlare o scrivere.

Bisogna mettersi nei panni, quelli veri, dell’altro per fare un passo nella stessa direzione.

Discorso di Troy Kotsur agli Oscar. Attivate i sottotitoli su Youtube per godervelo appieno.

Alessandra Collodel

Project Manager e web designer appassionata di cucina e di sport, binge watcher e lettrice nel tempo libero, attraverso la scrittura cerco sempre di trasmettere emozioni.