La pausa pesca

Capitano a tutti dei periodi più intensi di altri. Quelli in cui non hai un attimo di respiro tra lavoro, vita privata e tempo libero.

Sono dei periodi intensissimi in cui far quadrare tutto diventa un’attività da geometra esperto in cui ogni attimo della giornata è soppesato e misurato con il calibro. Ogni virgola deve essere posizionata esattamente dove deve essere per riuscire a far combaciare tutto.

Quando ci investono questi periodi così intensi, e si inizia a correre per rimanere in equilibrio, si corre, e quello che sta intorno, o dentro di noi, si sfoca, perché l’obiettivo è quello: affrontare tutto, tener duro e arrivare alla fine.

In tutto questo, la cosa più importante che si trascura, nella maggior parte dei casi, è la salute. Soprattutto quella mentale.
Far quadrare tutto, non demoralizzarsi se non tutto fila liscio, o sentirsi sopraffatti dalla stanchezza, richiede uno sforzo mentale enorme a cui dobbiamo sottostare e di cui, il più delle volte, non ci rendiamo conto di quanta importanza ha per affrontare tutto.

E se il tempo è poco per fare qualsiasi cosa, bisogna partire dalle cose piccole per poter far entrare piccoli spiragli di luce in queste giornate sfocate.

Sta di fatto che una piccola pausa tra le 20 mail da leggere, le 4 chat in cui devi scrivere ai colleghi e le 5 mail da inoltrare già pronte, bisogna prenderla.
Quando si lavora in ufficio le occasioni con i colleghi sono l’attimo di respiro, “andiamo a prendere un caffé?”, quattro chiacchiere, uno snack in compagnia e si parla di tutto fuorché lavoro.
Con lo smart working, o il tele lavoro da casa, le cose sono diverse, i rapporti diventano una piccola parentesi, sempre collegata ad un dispositivo lavorativo, che a tutti gli effetti, ti tiene collegato anche al lavoro.

Così da casa la pausa diventa altro. Un modo per evadere da quella postazione di lavoro e fare altro.
Metti su una lavatrice, lava i piatti mentre esce il caffé, ma così facendo continuiamo a fare, e rifare cose senza effettivamente dare al corpo quei 10 benedetti minuti di pausa.

Allora pensi che l’evasione sia il portarsi più distanti da quel computer: esci fuori in giardino, fai una passeggiata intorno all’isolato, vai dal fruttivendolo a fare la spesa, ma la mente è sempre lì che pensa alle cose da fare a lavoro.

Finché entrando dal fruttivendolo, in una calda giornata di agosto, non vedo questa cassetta di pesche grosse, ma grosse, che così non le avevo mai viste e penso che possa essere la mia merenda pomeridiana. Succosa, sana e dissetante in quelle giornate ancora calde.
Così ne prendo 3, i miei buoni propositi per una vita salubre vanno sempre di pari passo con la fiducia che ho nel rispettarli.

Il pomeriggio arriva, le cose da far sono tante ma la pesca è lì che mi chiama.
La lavo, prendo un coltello per sbucciarla, e mi metto in terrazzo a farlo.
Con la pazienza chirurgica di non rompere la pelle mentre viene via, scopro che la mia mente si sta concentrando su qualcosa di diverso dal lavoro, e finalmente si è fermata. Non calcola quante mail mancano, quanto lavoro c’è da smistare e quante mail ancora ci sono da controllare.
È lì finalmente concentrata su un oggetto estraneo a tutto questo mondo.

La pesca assorbe tutto, come spesso la natura fa, e il mio corpo è tutto concentrato, muscoli e mente, nel pelare quel frutto cercando di assaporare ogni istante che ancora mi separa dall’assaggio.

E quando arriva quel momento è un’esplosione di gusto, di trionfo e di pausa da tutto quello che fino a 5 minuti prima mi circondava. Siamo solo io e lei, tutto il resto non esiste, non un pensiero diverso dal dedicarmi a quel momento, di tagliare a spicchi e gustarmi quella pesca.

Un coltello e una pesca in mano sono riusciti a rallentare il mondo e a silenziare tutti i pensieri e le sensazioni di vertigine della corsa. Una pesca e nulla più.

Finita la pesca torna la consapevolezza che una volta lavate le mani si deve tornare a battere su quella tastiera, ma con una sensazione nell’animo diversa. Qualcosa mi ha nutrita, e non è solo la pesca in sé, ma è quell’attimo in cui un’azione così semplice come pelare una pesca, mi ha portata a dedicarmi completamente a qualcos’altro, senza alcun tipo di pensiero sul prima e sul dopo, a vivere quel momento.

La pausa pesca è proprio questo.

Riuscire a trovare quell’attività che coinvolga mente e spirito e metta in pausa tutto il resto del mondo, che ci rigeneri in quell’attimo e ci liberi, anche solo per 10 minuti, dal fardello della corsa che quotidianamente facciamo.

Se oggi non sono pesche saranno melograni, arance, castagne, noci.
Sarà un puzzle, un cruciverba, un gioco sul cellulare.
Sarà tagliare 5 rami secchi da un albero, sarà sentire quanto la terra è umida per annaffiare le piante, raccogliere le foglie da terra.

Sarà dedicare 10 minuti del nostro tempo a noi, mettendo in pausa tutto il nostro ardito correre, dedicandoci a qualcosa che amiamo fare e che ci nutra facendoci godere l’attimo.

Buona pausa pesca a tutti.