Ma la filosofia a cosa serve? Cos’è? Domanda trita e ritrita. Innumerevoli i libri di filosofia che indagano cosa sia la filosofia; dei libri quindi che hanno una grave crisi d’identità essendo loro in primo luogo non consapevoli di cosa essi siano.
Ma comunque cerchiamo di andare a fondo a questo problema. Quanto affondo? Non troppo, per carità. Il giusto.
La filosofia non è scienza esatta. Allora l’utilità? Un tizio che dovrebbe fare davanti alla mole di autori che si presenta davanti a lui? Ognuno che dice una cosa diversa rispetto a quello precedente… e probabilmente anche contraria! Ai Ai, brutto inizio per la filosofia. Ricerca di senso? Che obiettivo mirabile, ma quasi irraggiungibile (beh, dipende che autore vuoi leggere!).
E vogliamo parlare dell’inaccessibilità dei testi della filosofia? Pur essendo essi ciò che nella più profonda essenza vogliono essere, ciò che mette su carta la verità, la nostra reale natura, sono più impenetrabili di una giungla, con pochissime liane da dover afferrare. Più impenetrabili del cuore di un uomo.
Che, tra l’altro, la maggior parte dei filosofi è gente depressa che ti vuol fare deprimere; quale è il senso di volersi deprimere? In realtà molto, ma parlarne mi mette tristezza.
Ma allora parliamo delle cose felici! Il filosofo felice è… non saprei. Vabbè.
Definizione di filosofia… ma una definizione è troppo stretta… servirebbe almeno un libro. Ma che dico un libro! Un discorso! È la voce che porta in sé la verità. E se fossi muto? La trascrizione fonetica del mio linguaggio andrebbe bene? Sarebbe invece lì occultata questa verità?, uno sporco riflesso?
Ma basta parlare del linguaggio! Oh, dannato linguaggio che per secoli costringe filosofi a dedicare almeno un paragrafo delle loro opere a capire cosa sia il linguaggio, pur stando loro scrivendo un libro. Maledizione! Tante cose da poter leggere, così poco tempo… aspetto, sto facendo filosofia? Che paura!, giuro che non volevo… eppure è una cosa così naturale.
Sarebbe molto più naturale se non ci fossero così tanti campi del sapere, in generale, ma se tra i vari campi andiamo a prendere quello onnipresente della filosofia, troveremo infiniti più campi all’interno della filosofia stessa. Oh, no! Paradosso, paradosso! I logici dicono: fuggi! Gli esistenzialisti: insisti!
Troppe branche la filosofia, troppe!
Però immaginiamoci un pesciolino dentro un’acquario (senza porci domande proprie della bioetica animale che sennò qui non ne usciamo più), e immaginiamoci che non abbia il modo di respirare, ha la pelle liscia (e niente, sembra che siamo incappati proprio nella bioetica se tocca fare un esperimento mentale). Questo pesciolino non avrà modo di respirare! Come fare? Come fare?!
Il pesciolino ha bisogno delle branchie.
E se l’uomo fosse quel pesciolino? Anche l’uomo ha bisogno di branchie? Forse, per respirare aria più pura avrà bisogno di scoprire ed amare tutte le branch(i)e della filosofia.
Matteo Abozzi