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Le molteplici vite di un meme e Dario Moccia

Esiste una vera e propria forma di vita che ancora noi umani non riusciamo appieno a comprendere; eppure la vediamo crescere ogni giorno, l’abbiamo sempre sotto i nostri occhi e tra le nostre mani. Un angolo oscuro di modernità che riempie le ore della nostra giornata: il meme. Ne sappiamo così poco; studiamo le sue continue evoluzioni. Non ha un corpo, né una forma fissa, ma lo riconosciamo appena ne vediamo uno.

Recentemente un nuovo dato molto interessante si è palesato alle nostre menti: la rinascita di un meme morto, che però continua a rimanere tale, ovvero, morto… oppure no?

Andiamo con ordine.

Definizione di meme: non parliamo qui del meme di cui ha scritto lo studioso Richard Dawkins, quella parte non genetica dell’uomo che si trasmette in generazione in generazione, ma del meme virtuale, quello che ha preso piede nell’internet. Per capire cosa esso sia basta pensare ai tormentoni dei comici della vecchia televisione: i meme sono delle frasi, o immagini, o quasi sempre questi due aspetti combinati, che ironizzano su un determinato soggetto. Inoltre i meme hanno la possibilità di mutare per adattarsi alla nuova battuta su cui devono scherzare. Possono mutare in modo talmente drastico da diventare dei meme “dank”: meme talmente stravolti da non avere più un significato.

Il meme al quale vogliamo fare riferimento oggi è quello proposto da Dario Moccia, famoso youtuber e streamer su Twitch, che ha fatto appassionare milioni di giovani italiani al mondo dell’animazione di tutto il mondo. Moccia nella storia della sua carriera si porta dietro, tra i tanti, un meme/tormentone che recita così: “Si va a letto? Polizia?!”, interpretando queste parole con una voce acuta e morente. Il meme ha dietro di sé una storia raccontata dallo stesso Moccia, ma non indispensabile da conoscere per farsi una risata.

Succede che dopo svariato tempo che questo meme viene riproposto, l’entusiasmo inizia a calare. Si gridano le parole quasi controvoglia, come se fosse un obbligo. Non c’è più risata. Il meme muore ufficialmente.

Ma possono i meme morire?

C’è chi non ne vuole sapere della morte del “Si va a letto?”, e fieramente, porta avanti questo grido.

Lo streamer ama incontrarsi con i fan, anzi, essi sono per lui il motore che lo spinge a lavorare ogni giorno per migliorare la qualità delle sue stream, ma ogni tanto accadono degli episodi particolari. Pur avendo dichiarato il meme morto, qualche ragazzo affianca il Moccia e gli grida: “Si va a letto?” Il termine tecnico per descrivere cosa prova Dario Moccia è: cringe. Il meme non fa più ridere, è stantio e chi lo ascolta prova questa sensazione di disagio davanti ad una comicità che non funziona più.

Ma questa non è la realtà. Il meme è ancora vivo e vegeto, poiché layerato.

Il meme ha guadagnato uno strato in più di profondità, ha guadagnato un nuovo significato, un nuovo senso. Non c’è più il semplice meme che c’era prima, la cosa in sé, ma ora chi ripete la frase incriminata, sta ironizzando sul fatto che il meme sia morto. Ha creato un meme del meme. Il meme ha nuova vita, pur essendo questa una vita riflessa. Per questo si continua ad utilizzare fieramente il “Si va a letto? Polizia?!”, poiché ebbro di questa nuova linfa, pur essendo deceduto, può ancora rigermogliare.

Non finisce qui.

Perché il cringe continua a dilagare. Forse è il cringe stesso il motore memetico.

Si inizia a fare ironia su chi usa il meme morto ma layerato.

Il “Si va a letto?” serve ora per denunciare chi lo utilizza per fare ironia sulla morte del suddetto tormentone. Ora è finalmente tornato pienamente in vita, in forma diversa. L’ultima evoluzione è quindi la seguente: il meme nuovo serve a scherzare su di un meme effettivamente esistente (ovvero il “Si va a letto?” di chi scherza sul meme morto), e non come si faceva nella sua prima evoluzione, ovvero scherzare sul fatto che il meme originale fosse morto. La prima fase si poggia sul nulla, sul non-essere del “Si va a letto?”, mentre la seconda contiene in sé vita e una propria auto-affermazione perché ha come soggetto qualcosa di vivo e vegeto, ovvero le persone che scherzano sul meme morto.

Ma così facendo il soggetto della seconda fase prima o poi non sarà più l’obiettivo polemico originario, ma ritornerà ad essere un meme vero e proprio, autosufficiente, come era all’inizio della sua evoluzione.

Si è forse ritornati al punto di partenza? O forse il meme è tornato al luogo di inizio ma carico di più significati?

Il meme di Dario Moccia è risorto ben due volte, e forse lo farà altre mille.

Sappiamo ancora così poco di queste strane forme di vita chiamate meme.

Matteo Abozzi