Di quando in quando tra i sottili fili d’erba compare qualche stelo verde adornato da una morbida corolla bianca, sono le margherite di campo che i bambini colgono per farne mazzolini, o piccole ghirlande, o per fare il gioco “m’ama, non m’ama” nel quale “da grandi” si smette di credere, anche se talvolta la speranza che ci sia del vero permane.
Puntando lo sguardo un po’ più in là, uno stelo meno delicato è in procinto di annerirsi, ma per il momento regge con orgoglio la corona d’oro, la tiene stretta finché sarà arrivato il momento di invecchiare, e da dorata sbiadirla fino al candore della neve. Il tarassaco, o dente di leone, una volta lasciate le spoglie regali in virtù di una prosecuzione più quieta si fa soffione, e attende di poter donare la propria saggezza a un passante gentile.
Quando trova un animo affine, il soffione cede i propri semi come messaggeri e loro, danzando, portano il desiderio espresso sulla strada giusta affinché si realizzi, prima di discendere da Zefiro per riposarsi e dare vita a nuovi denti di leone. Ma se non vi è alcun desiderio da affidare loro e il problema è solo un dubbio d’amore, allora soffiando si otterrà risposta: se attaccato allo stelo resterà un solo seme significherà che quell’amore è ricambiato, e gli altri messaggeri arriveranno fino a quella persona per sussurrarle il sentimento e consigliarla.
Ma nemmeno il soffione è più accreditato, pur essendo l’oracolo dei fiori per antonomasia.
Solo i bambini ancora ne vedono il potenziale e ci credono, anche se a qualsiasi età è bello cogliere uno di quei fiori dall’aspetto così dolce e guardarlo perdersi nel vento, portando con sé mille sogni.
Se non si crede più alla realizzazione di un desiderio per intercessione del soffione, né alle sue vaghe risposte, si può credere ancora che nel momento in cui i semi di quel soffione voleranno via sapremo con certezza cosa più è desiderato dalle profondità del nostro cuore, e a quel punto vale il detto “aiutati, che Dio ti aiuta”.
Gli oracoli dopotutto non risolvono i problemi e non realizzano i desideri, ma mettono sulla buona strada affinché ciascuno compia se stesso.
E se il soffione ancora non convince, c’è pur sempre il suo stadio di dente di leone, simbolo della forza dell’animale con il quale condivide la criniera e da cui prende il nome.
Silvia Costanza Maglio