C’era Pasolini, c’è nel tempo nostro
di quel novembre rimane l’impura aria,
rimane su pellicola ed inchiostro
la tenue voce corsara e temeraria
Lui che dell’autorità auspicava un arrivare
perché dalla porta di casa un padre mai non vide
le italiane mani non si sono potute sporcare
del parente sangue che non più si uccide
Un uomo gentile
di notte angosciato
Adulto mite
Bambino affamato
Tu, poeta, che vuol essere santo
come l’omonimo, iniziatore del decadimento
parli come un religioso canto
pur laico, marxista, assente nel momento
In questo sviluppo non trovi progresso
un mondo che non è più a forma di rosa
Nonostante la tua vita, essere libero ed oppresso
diventa più intenso il sogno di una cosa
Lo so, lo so quasi per certo,
sono stantie le tue parole
Le tue contraddizioni ho scoperto
e, come da tuo volere,
guardo l’azzurro di questo sole
Volevi essere superato
come ogni buon padre
Ci provo e ci ho provato
ma pur vedendo la falla continui
ad accudirmi come una buona madre
Matteo Abozzi