Girare in macchina per Roma ha due risultati fondamentali: il primo è decisamente da suicidio tradizionale giapponese, la voglia di fare Harakiri ti attanaglia dopo un’ora in mezzo al traffico per percorrere sì e no un chilometro; il secondo, decisamente preferibile e alquanto filosoficamente gratificante, è la possibilità di accorgersi dell’universo umano che ci circonda, ci compenetra neanche fosse la “Forza” di Obi Wan Kenobi.
Già, l’umanità: uomini in macchina, uomini a piedi, uomini in motorino, uomini col monopattino, uomini in bicicletta e poi donne in macchina, donne a piedi, donne col motorino, donne col monopattino, donne in bicicletta. A tutti questi fanno ovvio contorno bambini e bambine, ragazzi e ragazze che, alla fine dei giochi, diventeranno uomini e donne tali e quali a quelli di tutti i giorni.
Uomini e donne, solo e nient’altro che uomini e donne: due sessi, infiniti modi diversi di pensare, agire e ragionare ma alla fine della fiera unicamente uomini e donne. Ma che palle! Mai niente di nuovo.
Poi Roma colpisce e ci va giù duro: uomini e donne? Solo uomini e donne? Ma no! No per fortuna dei nostri rimasugli di antichi attributi in bassa location (e questo per trasposizione figurata vale anche per le donne, alla faccia del politically correct). Gay, Trans, LGBT esplodono nella mente mentre il traffico resta inesorabilmente fermo in un ingorgo a gassa d’amante. E l’universo si presenta sotto un’altra prospettiva, fatta di varietà e novità.
Non più maschi e femmine e finiamola lì, ma una fantasmagorica pletora di personaggi che neanche Spielberg avrebbe potuto immaginare. Divertente e interessante questo mondo così vario e così diverso al di là di ogni remora o perplessità o altro ancora. Siamo tanti, siamo diversi e allo stesso tempo tutti uguali.
Il suicidio tradizionale può attendere ancora un po’ e poi il semaforo è scattato sul verde e un paio di metri li abbiamo recuperati. È più accattivante questo universo fatto di tanti e tutti così diversi. Ammettiamolo, è divertente e interessante.
Resta una sola cosa che mi lascia perplesso rispetto al mondo gay: il “Pride” cioè l’esternazione dell’orgoglio di essere felici di ciò che si è. Insomma trovo la cosa un po’ retorica e ormai “polverosa”, un po’ come se dovesse apparire un “Etero Pride”.
Del resto non sono sopportabili neanche San Valentino, feste della mamma, dei papà dei nonni e Halloween che con la nostra cultura c’entra come un cetriolo sul ragù alla bolognese.
Cosa c’entra tutto questo con l’Universo vario, diverso e divertente? Forse nulla, forse tutto, quando si è in macchina a Roma e l’asfalto sembra fatto di colla a presa rapida che non ti permette di fare un metro la mente si diverte e vola dove vuole.
Un colpo di clacson ha infranto il momento catartico della filosofia da traffico e la mente sintetizza la cosa con un: e vai, ora si riparte! Ma la mente a volte fa scherzi cattivi.
E io sono sempre fermo in fila.
EC