Il Portogallo esce nelle discussioni tra amici come luogo di vacanza, molto spesso, dopo altri Paesi. È raro trovare qualcuno che non sia mai andato a Madrid o Barcellona, ma è più facile incontrare una persona che non abbia ancora visto Lisbona.
Eppure Spagna e Portogallo sono lì, vicine.
Il Portogallo era un impero marittimo potentissimo. Vasco Da Gama aprì le rotte per l’India superando il Capo di Buona Speranza, dove l’oceano Atlantico e Indiano s’incontrano. Poi quando si vedono il Capo di Buona Speranza e i suoi venti, si pensa come nel 1500 siano riusciti a doppiarlo. Le Azzorre, Madeira e, tra tante, la scoperta del Brasile.
Anche noi siamo arrivati a pensare a Lisbona, dopo aver guardato altre famose località spagnole, tra cui Canarie e Baleari. Nessuno – e parlo di persone che viaggiano spesso per lavoro e piacere – era ancora stato in Portogallo. Avremmo poi scoperto con piacere che la grossa mole di turismo non è ancora arrivata a riempire i bellissimi vicoli di Lisbona o altre località portoghesi
IL VIAGGIO
Il viaggio con la Tap da Venezia è stato breve e bellissimo, anche perchè, per pura casualità, mi sono ritrovato comodamene seduto in business class.
L’hostess, di una gentilezza che non sempre è scontata, mi ha invitato a mangiare la portata del giorno. Un piatto speciale di ravioli al gorgonzola. Non potevo declinare, sarebbe stato sgarbato visto il sorriso. Ho mangiato uno a uno i ravioli, e ogni volta che mettevo in bocca il raviolo e deglutivo, il mio stomaco cercava di avvertirmi che doveva essere l’ultimo.
Io non mangio formaggio.
In aggiunta, c’è solo un formaggio che riesco a sentire a chilometri di distanza, quel formaggio che quando apri il frigo, ti chiedi cosa hai lasciato lì dall’anno scorso: “Il gorgonzola”. Un dono per chi ama i formaggi puzzolenti, una tortura per chi, quando apre il frigo con la fame, si trova dei piedi. La gentilezza va ripagata sempre e io non ho mancato, ho mangiato tutto il mio piatto (pensate di mangiare una cosa che non riuscite a deglutire), dandomi poi a tutto quello che poteva togliermi “il gusto di pedi” dalla bocca. Lo so, uno spreco
ALLA RICERCA DELL’ESSENZA DELLA CITTÀ
Atterrando, si vedono le colline su cui sorge Lisbona. La nostra destinazione era Bairro Alto, il quartiere del 1500, bohemién, il quartiere degli artisti, degli scrittori e dove, per la prima volta, sono stato catturato da una donna con lo scialle e un uomo con la chitarra mentre cantavano il Fado. Così ho conosciuto il Fado e la grande Amàlia Rodríguez.
Sono sempre alla ricerca di questi quartieri, perché mi trasmettono l’essenza della città o del Paese in cui mi trovo. Le piccole stradine tranquille dagli edifici colorati, ornati con graffiti o piastrellati, diventano la sera, vie ricche di vita, con piccoli ristoranti, bar, case del Fado, con persone di tutte le età.
Da qui si può raggiungere il Chiado, il quartiere più elegante, dei teatri, dei caffè più sofisticati. Il centro intellettuale di Lisbona per moltissimi anni.
Dal nostro appartamento è stato un attimo raggiungere Bica, bere una birra fresca e godere di un panorama spettacolare con il ponte 25 de Abril (che ricorda il Golden Gate Bridge e la sua baia) e il Cristo-Rei che si affaccia sul fiume Tago.
Baixa, il cuore storico e commerciale, che fu distrutto intorno al 1750 da un fortissimo terremoto e ricostruito (senza seguire gli stretti vicoli e l’urbanistica precedente) con strade, viali più ampi e i primi palazzi neoclassici.
La piazza Rossio (nome ufficiale Praca Dom Pedro IV) e la sua pavimentazione a onde che mi fa impazzire. Camminate per le vie di Santa Justa, con l’Elevador de Santa Justa, in ferro, costruito proprio nell’era industriale, quando si usava il ferro per opere artistiche. Raggiungete Piazza del Commercio e con un Tuk Tuk – mezzo di trasporto che amo – tornate su, perché, a quel punto, i polpacci vi avranno abbandonato.
Le strade a Lisbona seguono le sue colline, quindi abituatevi a fare polpacci e godere di un buon esercizio fisico. Camminate per Sao Cristovao, Sao Lourenco, Santiago, i palazzi piastrellati dai colori luminosi che sembrano campi di fiori verticali, graffiti e street art. Sao Miguel e il suo panorama. Visitate la chiesa di San Antonio da Lisbona o, per i Cristiani, San Antonio da Padova. La chiesa, monumento nazionale, si dice sia stata costruita dove Fernando de Bulhoes, San Antonio, nacque. Fu poi nell’ordine dei Francescani che, durante le sue missioni, arrivò in Italia, a Padova e qui divenne Santo.
Nella zona dell’Alcantara, dopo una lunga passeggiata, abbiamo trovato la “LX Factory”, un’ex fabbrica dedicata alla stampa dei giornali portoghesi, diventata negli anni un centro di idee e arte. Un posto fighissimo che sorge proprio sotto il ponte 25 de Abril e dove interagire con artisti, designers, grafici e mangiare nei bellissimi “industrials” bar o cafè. Il vero esempio di quanto sia bello costruire al posto di demolire.
Tornando a Bica, abbiamo preso la funicolare, l’Elevador de Bica, che ci ha portati giù alla scoperta del mio mercato preferito della città, “il Mercado da Ribeira”, vicino a Cais do Sodre, dove poter assaggiare qualsiasi prelibatezza portoghese e non. Quartiere una volta difficile, come tutte le città portuali, Cais do Sodre, si è trasformato negli anni in una zona più tranquilla, con hotels e locali alternativi e chiaramente il Mercado da Ribeira. La stazione si trova qui e con molta tranquillità, potete raggiungere le splendide spiagge di Cascais, la “Boca do Inferno”, Guincho Beach, famosa per il surf. Fermatevi, al ritorno, ad ascoltare un po’ di musica e djs, che, se siete fortunati, suonano ai bellissimi Jardim da Estrela.
Non si può tornare da Lisbona, senza aver gustato nelle splendide e informali Tascas (i ristoranti tipici) il famoso Bacalhau (baccalà) à Bràs, le Sardinhas assadas, il Polvo (Polpo) à Lagareiro e le varie prelibatezze della cucina portoghese. Le “Pastéis de Nata” o conosciute come le “Pastéis de Belem”, una specialità di questa zona, vicino Lisbona. Devo dire che non sono andato a Belém per vedere la sua splendida Torre sul mare o il bellissimo centro culturale e museo (che poi ho visitato) ma solo per mangiare le Pastéis. Ne ho mangiate cinque, una dopo l’altra. E dopo, un goccio di Ginjinha, un liquore dolce e forte per digerire, tipico di Lisboa.
Ho visitato Lisbona sentendo il suo ritmo calmo e facendomi accompagnare dalla tranquillità del suo essere. È difficile riassumere la magia nascosta di questa città.
Io l’ho vissuta così: “Lisbona è timida, introversa, schiva, malinconica, mai troppo rumorosa e per questo tremendamente affascinante”.
Andrea Colombera