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La città delle favole

Da bambini, quando ci veniva chiesto di andare a letto, tra un no e “ancora dieci minuti”, spuntava la favola della buona notte.

Una gioia per i piccini che, sotto le coperte, si accoccolano con mamma o papà, per avere la loro storia letta nel silenzio della sera. Tra bambole e peluche, una piccola luce “riscalda” la stanza e il cuore. Quando poi ci sono anche il nonno o la nonna, pronti a leggere quelle storie con più entusiasmo dei nipotini, quei ricordi e quelle letture, resteranno indelebili.

Gli stessi ricordi di mamma o papà, che dopo una lunga giornata, ti vedono correre a prendere la storia da leggere e sanno che non ce la faranno a finire la riga, perché il sonno li prenderà molto prima degli angelici pargoletti.

La mia nipotina, grande lettrice già dal secondo giorno di vita, non prendeva un libro, ma a sette e dopo un’attenta analisi, sceglieva quale leggere. Io non avevo mai sonno e quando capitava le leggessi le storie, si poteva anche leggere tutto il Signore degli Anelli.

Tra fate, elfi, foreste incantate, castelli e colline, mi sono ritrovato a Sintra.

Una cittadina a una trentina di chilometri da Lisbona che, con il suo castello, ci porta dritti dentro il film: ”Come d’incanto”.

È come se Walt Disney ci avesse invitato dentro a un suo disegno

Una volta usciti dalla stazione, si comincia a camminare: lungo la strada, prima di raggiungere il centro, già si respira un’aria “diversa”.

Ero incuriosito da quel profumo di bosco che nascondeva palazzi, torri, guglie e colori.

Prima di soffermarmi a godere del centro del villaggio, dovevo assolutamente raggiungere un castello che mi aveva già ipnotizzato.

Chiaramente, dovete essere di quelli che amano ancora le favole e i re di un tempo.

Sulle colline più alte dei monti Sintra, e dopo aver camminato per la strada fiabesca che attraversa il bosco, sorge il Palàcio da Pena.

Quando l’ho visto, ho pensato che Biancaneve vivesse lì e i sette nani spuntassero a breve dal bosco.

Costruito sopra un monastero, a quasi 500 metri di altitudine, è considerato una delle 7 meraviglie del Portogallo. Nel 1995 l’Unesco ha inserito il Palazzo e il suo “incantevole” Parco nel patrimonio mondiale dell’Umanità.

Era la residenza estiva della famiglia reale e si dice che feste e banchetti fossero all’ordine del giorno.

Un misto di stili vi accolgono senza darvi il tempo di respirare: gotico, barocco, arabo, rinascimentale. I colori – dal giallo, al rosso, al blu, ai mosaici, alle righe – si fondono catturando per sempre i vostri occhi.

Gli arredi sono ancora quelli del 1910, quando la famiglia reale scappò in Brasile a causa della rivoluzione.

Nel Parco da Pena sembra di essere nella terra degli Elfi

Il lago delle anatre, con statue mitologiche e di guerrieri, le piccole cascate e i paesaggi mistici, vi porteranno a cercare creature “fantastiche” tra gli alberi.

Non poteva che esserci un motivo molto chiaro, del perchè questo palazzo fosse così fiabesco.

Il capo architetto, a cui venne commissionato da Ferdinando II, era il tedesco Ludwig von Eschwege, che prese principalmente ispirazione proprio dai castelli della Baviera, aggiungendo tocchi asiatici e africani.

Il castello di Ludwig in Baviera Neuschwanstein – infatti, fu il castello da cui prese ispirazione la Disney, per le tanto amate Cenerentola e la Bella Addormentata nel bosco.

In questo castello incantato ci sono arrivato come nella favola, ma con qualche piccola differenza: pieno inverno, con la carrozza aperta, coperta sulle gambe, la neve che scendeva e -5 gradi.

Quando sono arrivato in cima, ero il fratello di Frozen.

Il Centro storico di Sintra è patrimonio dell’Unesco, ma anche la “Quinta de Regaleira” (disegnata dall’Architetto Italiano Luigi Manini) non poteva che rientrare nel Patrimonio dell’Umanità. 

Un palazzo gotico dai giardini misteriosi. Costruiti e disegnati per ospitare ordini segreti, tunnel, grotte, passaggi nascosti e simboli.

Riferimenti ai cavalieri Templari, agli Alchimisti e un giardino con due pozzi a spirale, tra cui “il Pozzo dell’Iniziazione” (sempre creato da Manini) che, scendendo per 27 metri, si dice voglia ricordare i gironi dell’Inferno della Divina commedia o la cerimonia di iniziazione dei Templari.

Si narra che fossero utilizzati dalla Massoneria per i tunnel che corrono sotto i giardini.

Da non perdere, perché sono sicuro sia lui, la statua del coniglio sul tetto: è il Bianconiglio, di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Il Palàcio Nacional o Palacio da Vila (patrimonio Unesco) è il simbolo della città: i due splendidi coni bianchi, i camini alti 33 metri che spiccano dalle cucine del palazzo, svettano sul centro storico.

Palazzo Medievale, in stile gotico (stile che mi piace tantissimo), moresco e rinascimentale.

Famosa la “sala delle Gazze” e i 136 uccelli, fatti dipingere sul soffitto, secondo una lunga leggenda, per rimproverare le donne di corte e le loro chiacchiere alle spalle del Re.

Il Palazzo di Monserrate. Residenza del mercante Francis Cook. A pochi chilometri dal centro di Sintra gli stili gotico, arabo e indiano creano un altro palazzo surreale, romantico. Anche questo edificio ha chiaramente qualcosa di fiabesco.

Il Covento dos Capuchos che, secondo la leggenda, fu costruito da un nobile dopo che si era perso nel bosco durante una battuta di caccia e un messaggero gli disse, in visione, di costruirlo.

Il Castelo dos Mouros, costruito dai Mori come fortezza, all’interno della foresta della Serra de Sintra. Altro patrimonio dell’Umanità. Osservando il Castello e le sue mura immerse nel bosco, sembrava di veder uscire dai cespugli Robin Hood e Little John intenti a salvare Lady Marian.

Camminando per il centro, tra le piccole stradine, le antiche locande e le botteghe, non mi sarei stupito se fossero apparse Bella o Cenerentola con il cestino, intente a comprare dei fiori.

Che crediate o no nelle favole, vi invito a prendere il drago volante, il bruco su rotaia, la carrozza o il “tuk tuk” con il vostro Principe, la vostra Principessa o gli amici di corte, perché c’è un posto, non molto lontano, dove una storia fantastica vi aspetta.