“Sei ingrassata, eh?”
“Hai messo su qualche chilo? Si vede!”
“Anna Silvia, fai attenzione al peso perché dopo si fa fatica a dimagrire.”
Questa ultima frase è di mia mamma, l’unica che mi chiama ancora con entrambi i miei nomi.
Vi è mai capitato di ricevere queste frasi?
Qual è la vostra reazione?
E perché ingrassare nella nostra società è ancora motivo di biasimo?
A me sinceramente non è mai fregato tanto, ci ho sempre riso sopra perché sono abituata a tenere sotto controllo il peso, come tante persone dal metabolismo stronzo e dalla salute ballerina.
Tuttavia, che il mio impegno e le mie fatiche lavorative vengano dopo la mia pappagorgia, mi fa riflettere.
In fondo per le persone siamo solamente ciò che appare loro davanti agli occhi?
Pare che, di fronte a qualche chilo di troppo, tutto il valore di una persona venga cancellato.
Perché “grasso” al giorno d’oggi nella mente delle persone significa pigro, trasandato, nullafacente.
Eppure col mio peso io sostengo i miei pazienti, sono oss ed è un lavoro pesante e impegnativo, anche dal punto di vista mentale.
Come può essere che tutto il mio sforzo per dare sollievo alle persone sia inficiato da qualche chilo di troppo?
È veramente così oppure è tutto nella mia testa?
Dico il vero: in un recondito angolino della mia mente questo giudizio sparato come un calibro nove fa male, anche quando viene detto per il mio benessere.
Possibile che, prima di aprire la bocca, le persone non possano pensare a una semplice frase tipo: “Come stai?”.
Perché in effetti è quello: chi ve lo dice che, dietro a una variazione di peso, non possano esserci dei problemi di salute o semplicemente un “in questo momento della mia vita va bene così”?
Tutto questo al netto del fatto che, avendo abbandonato un lavoro che per 15 anni della mia vita mi nutriva di nervoso e non andavo oltre i 45 kg, preferisco riuscire a spostare un frigorifero pieno con uno spintone e sostenere i miei pazienti quando hanno mancamenti, ma riflettete un istante: se invece di me aveste trovato qualcuno che ci soffre veramente per commenti di questo genere, avreste evitato?
Infatti, chiunque io conosca che ha o ha avuto situazioni di questo genere, si guarda bene dal commentare, oppure se ne frega, o ancora ti guarda con la sapienza di chi può spedirti all’altro mondo con un gancio (ciao, Naky!).
“Le parole pesano come pietra”, non l’ho detto io.
Dunque, oggi vi porto questa riflessione: un “Come stai?” al posto di un giudizio può alleviare qualsiasi condizione, quindi mettevi d’impegno e siate gentili con chi vi circonda.
È gratis.
Anna Castelli