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A tu per tu… con la forma della poesia

Ospitiamo oggi un altro artista che ci vuole parlare del suo processo creativo.
Michele Crozzolin è attualmente dottorando nella divisione scientifica dell’università Ca’ Foscari di Venezia; oggi ci propone la sua personale visione sulla creazione poetica.
Lascio parlare il diretto interessato.

“Non tutte le mie poesie nascono allo stesso modo. Hanno sicuramente dei tratti comuni che evidenziano la mia cifra stilistica, ma possono nascere da ragioni diverse così come subire dei processi di lavorazione diversi. Accade ad esempio che nascano in modo abbastanza classico: dall’ispirazione.

Spesso sono le poesie che riescono meglio, ma non è loro esclusiva. L’ispirazione, intesa come atto istintivo di creatività, è necessaria ma non è detto che sia il seme da cui nasce la poesia; a volte la poesia nasce da una decisione, una scelta razionale, e solo in seguito ne trovo l’anima lirica. Un po’ come creare prima l’abito e poi scegliere la modella perfetta per esso. Alla fine dev’esserci inevitabilmente concordanza, armonia tra veste e animo, quindi quale dei due abbia trovato prima è, di fronte al risultato finale, ininfluente.

Ma perché un poeta dovrebbe scegliere prima degli elementi tecnici rispetto all’argomento dell’opera? Questo dipende dalla visione macrotestuale e dagli scopi per cui scrivo, che non faranno parte di questa trattazione sul mio atto creativo.
L’ispirazione, dunque. Per sua natura non può essere creata, è istinto! Viene da sé e, quando arriva, va colta il prima possibile perché altrimenti se ne va e svanisce come le nuvole. Ecco perché porto sempre con me un taccuino su cui appuntarmi le ispirazioni improvvise, quelle che nascono inaspettate anche da momenti o cause impensabili, un po’ come alcune piante che si vedono spuntare sorprendentemente dall’asfalto a lato di certe carreggiate. Una volta salvato lo spunto, è come aver segnato su una carta dei venti la direzione delle correnti, così da poter seguire in seguito la linea di pensiero percorsa dalla sopracitata nuvoletta e, possibilmente, ritrovarla.

L’ispirazione poi, pur non potendo crearla a proprio desiderio, può essere cercata e questa ricerca è letterale: viaggio.

Esco da luoghi fisici che risultino gabbie psicologiche e mi sposto per cercare un luogo che imprima nella mente suggestioni, pensieri, emozioni, sentimenti, stimoli. Per questa ragione, avendone la possibilità, prendo la bici e mi dirigo in Restera, in certi luoghi già testati ottimi allo scopo, oppure in centro storico a Treviso, che offre comunque panchine site in angoli verdi o ameni. Ammetto che anche in questo caso il buon Sile è sempre di fronte a me per rallentare il fluire del mio sangue caldo e condurlo al suo stesso, pacato ritmo.

Dunque dagli stimoli sensoriali che ricevo nel luogo nascono i pensieri che poi traduco in versi. La quiete, il silenzio umano e il suono della natura (fronde che stormiscono, animali che emettono il loro verso, sciabordio dell’acqua, …), la sensazione sulla pelle dovuta alle carezze del vento o al tocco caldo del sole, la luminosità dei colori, la bellezza della composizione del paesaggio… ogni elemento che abbraccia il mio animo dandomi benessere mi permette innanzitutto di essere predisposto all’impegnativa attività intellettuale a cui mi appresto e, poi, può diventare fonte di idee. A questo punto è per la mia mente come aver apparecchiato la tavola. Ora deve nutrirsi e si nutre, ovviamente, di poesia!

Con me c’è a quel punto sempre almeno un libro di un autore italiano da cui intendo prendere spunto. La scelta è amplissima, posso aver già scelto l’autore se sono partito già con l’intenzione di scrivere secondo un certo stile o usando particolari metriche, oppure per ispirarmi ai suoi temi. Altrimenti ci sarà semplicemente il libro che sto leggendo per la prima volta in quei giorni e lo proseguirò con la stessa predisposizione d’animo di un bambino che ascolta il maestro, pronto a scrivere sul suo quaderno un insegnamento da imparare.

A questo punto, quale sia l’ordine di arrivo, ho il contenuto e la metrica; il passo successivo è svolgere estensivamente il contenuto, l’idea. La sviluppo discorsivamente, per esteso, senza metrica e senza accorgimenti, proprio così come la penso, grezzamente. In questa fase do priorità allo sviluppo discorsivo del tema, ma qualsiasi elemento tecnico mi sovvenga viene appuntato. È il momento della sgrossatura del blocco di marmo e questo momento può durare molto a lungo, fino a quando non ritengo di aver deciso tutto ciò che voglio toccare nella scrittura e non ho appuntato tutti gli elementi primari che ritengo necessari. Quando questa fase è ultimata, rimane quella finale, a mio avviso la più importante e determinante ai fini della differenza tra una bella, buona poesia e una di bassa qualità: dare la forma.

La forma della poesia è l’essenza stessa della poesia!

La poesia è nata come forma, la stessa parola “poesia” ha come origine etimologica la misurazione, dunque un atto razionale, geometrico. Un bel pensiero nasce facilmente, è ispirazione dopotutto, nasce da sé, arriva spontaneamente, non c’è impegno né troppo merito. Ma esprimerlo incisivamente, far sì che rimbombi nella mente di chi lo riceve e renderlo ritentivo, solido, efficace, trasmissibile, positivo all’ascoltatore o al lettore… è la parte più difficile e impegnativa: è l’arte.

Arte, ovvero tecnica.
Esige studio, conoscenza, riflessione, molta pratica: in millenni di poesia sono state scoperte le tecniche dell’arte oratoria e retorica, gli strumenti per far breccia nella mente umana.
La forma di una poesia determina l’essenza stessa della poesia. Non c’è separazione tra contenuto o contenente. Da questa consapevolezza (che vorrei non solo dire ma spiegare, però esorto a leggere i molti libri già ben scritti che insegnano cos’è la poesia a tutti coloro che, arrogantemente aggiungo io, pensano di poter decidere di testa loro il significato delle parole. Consiglio a tal proposito qualche bella edizione critica sulle opere più famose di Lewis Carrol) traggo le mie scelte per porre nei migliori versi possibili i pensieri già trovati.

Questo è il momento più lungo, intenso e faticoso!
Pagine e pagine di prove, di appunti, di varianti confrontate, di studi sull’effetto delle figure retoriche, di confronti tra parti dell’opera per valutarne la concordanza nel corto e nel lungo periodo, di valutazione dei sinonimi, delle rime, dei suoni, dei ritmi, delle melodie… il tutto, ad un certo punto, in accordo contemporaneo reciproco! Complessità!

Complessità per rendere leggibile l’opera a più livelli di consapevolezza e racchiudere nella quantità giusta di parole un’innumerevole quantità di pensieri ed emozioni. Strumenti imprescindibili a tal ardito scopo sono vocabolari di ogni sorta, uno o più rimari ed eventuali altri utensili informatici (come per esempio un sillabario o un cerca-parole).

Questo è il processo secondo cui produco le mie opere migliori. Naturalmente scrivo anche moltissime altre opere minori, semplici o anche povere, a seconda di quale tra tutti i precedenti elementi manchi. Sebbene queste non mi soddisfino, le conservo comunque: non perché una poesiola non è nobile allora manca anche di dignità. Come una caramella non è un pasto completo ma un piccolo momento di gola. Posso concedermi il modesto piacere di una caramella ogni tanto, in fondo ho la consapevolezza che non mi nutrirà e non alimenterò la mia vita con esse.
È così anche per le poesie.”

…ed eccovi l’esempio di poesia che il nostro ospite ci propone.

Sull’ermo monte in solitaria casa

che dal verde fianco petrosa spunta

adagiai la mia mesta alma consunta

dallo sconforto, e dal dolor pervasa,

   fuggendo la città, tanto presunta

   causa de’ mali, e l’odiata famiglia

   per poter lontan da questa fanghiglia

   risanare la vita unta e bisunta.

Così qui, in silente meraviglia,

cerco la pace; tace ogni rumore;

languido soltanto in boscoso errore

il sussurro del vento mi consiglia;

   ma ad ogni mormorio sommesso, un fiore

   entra e mi sboccia nella mente spasa

   ed ancor oggi l’anima m’invasa

   dei sospiri che un dì chiamavo amore.

Grazie, Michele, per il tuo prezioso contributo sul processo di creazione artistica!

Anna Castelli

Laureata in arte orientale, OSS, scrittrice part-time, matta per i cani e per i tatuaggi. Sicuramente curiosa della vita.