Tempo fa ho affidato uno dei miei cani a mia mamma.
Qua a casa mia siamo un branco misto non biologico, composto da me e quattro cani non imparentati tra di loro.
Una sorta di “Casa di Pony” moderna, per chi si ricorda Candy Candy. L’ultima introduzione è stata quella di Toast.
Toast è un carlino femmina di carattere gentile, allevata da persone competenti che le hanno subito insegnato il suo nome.
Ho scelto proprio di chiamarla Toast in onore del film “I Mitchell contro le macchine”, in cui un coraggioso carlino fa esplodere i robot con la sua sola presenza.
Ve lo consiglio, fa morire dal ridere.
Beh, la mia Toast ha sempre avuto una predisposizione naturale alla vita di branco, ma questo non è bastato per farla accettare da Polly, una splendida meticcia bionda con gli occhi chiari salvata da un pollaio (da qui il nome) che, giustamente, ha reclamato immediatamente la sua posizione sociale non appena Toast è diventata adulta.
Non avendo quindi possibilità di un quieto vivere per la piccola, ho chiesto aiuto a mia mamma, una signora tenace e volitiva di 83 anni che gode di buona salute, infatti spero tanto di somigliare a lei nel genoma per il mio invecchiamento.
All’inizio è stata reticente, d’altronde i miei sono gattari storici e avere un cane non è uno scherzo ma, dopo le prime quattro ore di titubanza, mi hanno chiamato subito al telefono per chiedermi quando sarebbe arrivata la piccolina.
Lo confesso, il distacco da Toast mi è costato molto in termini emozionali, tanto che ho dovuto farmi accompagnare dalla mia amica Odry a casa dei miei, ma devo dire che è stata una delle scelte più felici che abbia mai fatto nella vita.
Qua nel branco io ho la tendenza a prendermi cura dei miei cani in maniera assoluta con veterinario, cibo, passeggiate, ma lascio che l’interazione tra di loro sia la prima caratteristica della loro educazione. Giocano, dormono assieme, tutto quello che fa un branco.
Il cane singolo in una famiglia è molto diverso.
Viene coccolato al massimo e diventa praticamente il nipote, con tutti i pro che ha la figura dell’infante in una casa di nonni.
Toast è arrivata da mia mamma col suo corredino di pettorina, scalette, fontana, ma mia mamma le ha fatto avere un kit di giocattoli che fa invidia a una principessa.
Viene sempre spazzolata, coccolata e passeggiata alternativamente da entrambi i miei genitori, che la adorano.
Passa il tempo sul tavolo del salotto a fare la guardia, oppure in braccio dei miei in poltrona, mentre stanno guardando la televisione.
Fa molta nanna, gioca con tutti i pupazzini che mia mamma le ha comprato, passeggia regolarmente (il che fa bene anche a mio padre, che è un po’ pigro), dorme con loro e non lascia un istante il fianco di mia madre.
A tavola si cucina per i suoi gusti.
Cose da nipoti e nonni, insomma.
Il sorriso che ha portato in quella casa mi ha fatto pensare che, alla fine, tutto nella vita abbia uno scopo, anche l’interferenza di Polly, che ha permesso a Toast di finire a casa dei nonni.
Piccola nota? Il mio branco biologico dorme con me, quindi non pensiate che io sia la signorina Rottermaier della situazione, anzi. Certo è che la vita di Toast se la sognano. Qua si mangia ciò che è nutrizionalmente sano una volta al giorno, per esempio.
Mia mamma usa sempre dire che mio padre non trattava così bene nemmeno me che sono sua figlia, il che mi fa sempre molto ridere, perché io sono venuta grande lo stesso, ma loro si stanno godendo la gioia di una carlina allegra e simpatica e io sono felice così.
PS: questo articolo è in onore di Vida, uno dei miei cani storici che viveva da anni col mio primo ex marito, mancata proprio la settimana scorsa per una brutta malattia.
Ti penso sempre, Vidinzola del mio cuore.
Anna Castelli