Ah che bel vivere, che bel piacer, per un barbier di qualità!

Se c’è una cosa a cui tiene davvero molto il Sior Pare, è l’aver sempre barba e capelli a posto. Non so da cosa derivi tutta questa smania dell’essere sempre in ordine, ma penso di non averlo mai visto una sola volta con la barba da fare.

Ogni mattina si alza, si lava il viso, e si rade con meticolosità. Si riempie di dopobarba e si pettina. Il bagno è suo per almeno mezz’ora. Quando abitavo ancora con lui infatti era un po’ un casino, bisognava organizzare i turni a seconda di chi doveva uscire di casa per primo, calcolando esattamente i tempi di ognuno.

Nonostante l’età, il Sior Pare ha dei capelli molto folti. Bianchi e drittissimi, con tendenza alla cresta naturale da far invidia ai calciatori più modaioli, e, come loro, ci tiene molto ad averli sempre perfetti. Appena iniziano a crescere un po’ di più (di media dopo circa un mese e mezzo) lui corre subito dal suo barbiere di fiducia. Sempre lo stesso, da tantissimi anni. Per lui è un rito sacro. Due chiacchiere tra vecchi amici, un farsi coccolare e prendersi cura di sé.

Ci era andato i primi di febbraio, per essere perfetto e bello in ordine per il suo ottantaduesimo compleanno. Ad aprile inizia la disperazione:

  • E mi no posso ‘ndar dal barbier? “ (Trad.: E io non posso andare dal barbiere?)
  • E… no papà… ghe xe el lokdaun! I ga serà tuto, par primo i barbieri! E comunque, no ti pol andar fora de casa.” (Trad.: E… no papà… c’è il lockdown! Hanno chiuso tutto, per primi i barbieri! E comunque, non puoi andare fuori di casa.)
  • Ciò… e mi come fasso ‘desso co ‘sti cavei??” (Trad.: Eh… e io come faccio ora con questi capelli?)
  • Te i tagio mi se ti vol, ghei fazevo a Siora Mare, posso farli anca a ti!” (Trad.: Te li taglio io se vuoi, li facevo a Siora Mare, posso farli anche a te!”
  • Ti sarà tuta mata! Ti xe fora de testa? Te par? No no… me tegno ea scaveada!” (Trad.: Ma sarai tutta matta! Sei fuori di testa? Ti pare? No no… mi tengo i capelli lunghi!”

Nonostante il divieto di uscire, ogni mattina si alzava, si radeva la barba e si pettinava. Almeno una parte della sua quotidianità era rimasta. Ed intanto i capelli continuavano a crescere, sempre più folti ed inarrestabili. Negli ultimi giorni ormai nemmeno il pettine bastava più, mi sembrava di avere il clone di Trump in casa, solo più bianco che giallo.

La scorsa settimana gli ho preso finalmente appuntamento dal Barbiere. È tornato a casa tutto sorridente, come un bimbo di ritorno dalla prima volta alle giostre.
Sembra strano come un gesto così dato per scontato, come andare a tagliarsi i capelli, possa rendersi così indispensabile in certi momenti. Probabilmente proprio perché ci riporta alla normalità, o forse, semplicemente, perché chiunque di noi ha bisogno di essere coccolato, soprattutto a ottantadue anni.

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Anna Bigarello