In famiglia ha quasi sempre cucinato il Sior Pare, appena aveva un attimo libero si appropriava dei fornelli e non c’era verso nemmeno di aiutarlo in qualcosa o dirgli cosa fare. Per cui ho sempre avuto pochissime occasioni per cucinare, per quanto mi piaccia molto farlo. Così, quelle volte che ero fuori casa o lui non c’era e mi apprestavo a cucinare qualcosa, partiva la telefonata di rito:
- “Sior Pare, come se cuzina el spessatin? E la carne pasticciata?? (Sior Pare, come si cucina lo spezzatino? E il brasato?)”
- “Ciò, ma ogni volta che ti ga da cuzinar calcossa ti ga sempre da ciamarme?!? Fame ‘na lista e te scrivo e ricette che fazemo prima! (Eh, ma ogni volta che devi cucinare qualcosa devi sempre chiamarmi?!? Fammi una lista e ti scrivo le ricette che facciamo prima!
Detto fatto, pronta la lista dei piatti che più mi piacciono, ovviamente scritta in SiorParese
Avendomi sempre viziata dal punto di vista culinario e sapendo già che la vista lo stava abbandonando, ecco l’eredità più grande che potesse lasciarmi.
Il giorno dopo era già in cartoleria, pronto a comprare un quadernino rosa ad anelli.
All’epoca ancora riusciva a vederci quel che bastava per leggere e scrivere, così, di buona lena, ogni pomeriggio finita la sua routine, si sedeva in salotto e scriveva le sue “Memorie culinarie”. Ovviamente non si è limitato a quelle che gli avevo chiesto ma ha compilato un vero e proprio sacro ricettario diviso in primi, secondi e contorni. Con ogni titoletto disegnato tridimensionale e in un colore diverso. Un’opera certosina, degna di un monaco amanuense.
Quella dello spezzatino l’avete potuta leggere la scorsa settimana, sono scritte in maniera molto più schematica e sintetica delle normali, ma sono ricche d’amore e consigli. Un modo tutto suo per potersi prendere cura di me anche quando non sarà più in grado di farlo materialmente.
In fondo è proprio questo il senso dell’amore credo, il prendersi cura della persona amata in ogni modo possibile. O almeno così dovrebbe essere.
Anna