Come si sopravvive all’abbandono

Tutti o quasi abbiamo conosciuto la sofferenza dell’abbandono, un’esperienza impregnata di dolore. Però chi viene abbandonato spesso guarda dalla parte sbagliata. Nel senso che le relazioni non sono fatte per dare tutto noi stessi ma per ascoltarsi, per scoprire dentro di noi quelle forze misteriose e sconosciute che ci abitano. Per esempio se quando siamo innamorati non scopriamo nuovi interessi, se il nostro amore comporta sofferenza, significa che amore non è, ma attaccamento e prima o poi se ne pagano le conseguenze.

Tutti, almeno una volta nella vita siamo stati abbandonati, e la maggior parte non ha accettato, il dolore, la sofferenza tanto che in molti casi si è insistito con il partner per trattenerlo. Si vuole capire il perché, si cerca di parlarci ancora e ancora, di trovare un modo per riallacciare, insomma non si accetta l’abbandono e si combatte finendo per creare ulteriore sofferenza, prolungando anche per molto tempo il dolore fino a farlo sfociare in disagio psichico e somatico.

Bisogna sapere che se si accetta e si elabora l’abbandono è un’esperienza che fa crescere e maturare e di solito accade quando nella vita si è diventati passivi e abitudinari. Allora l’abbandono serve a far evolvere, maturare, trasmutare. Perché alla nostra anima non interessa un rapporto di coppia ma solo la nostra trasformazione interiore.

L’abbandono a volte arriva per riportarci a quella creatività che non si sta più esprimendo.

Quando si viene abbandonati si pensa che sia stato il partner a lasciarci ma non è così. Siamo stati noi a farlo allontanare ma non abbiamo le palle per ammetterlo. Improvvisamente quando si viene lasciati non ci si ricorda più di tutte le cose che non funzionavano e si pensa solo a quelle poche cose belle di un rapporto che non abbiamo più.

Se invece si accoglie quel vuoto dentro di noi, lo si osserva allora il dolore pian piano scompare e il nostro Sè raggiunge lo scopo di essersi liberato della persona sbagliata e automaticamente incontreremo un nuovo amore più coinvolgente.

Se si smette di lamentarsi, di autocommiserassi, si libera il talento sarà più facile incontrare un partner che ci reca gioia, eros, vita, creatività.
Se invece ci si ostina a rimpiangere ciò che si è perso si percorre la via dell’infelicità.

Maura Luperto