Discorsi sotto l’ombrellone

La vacanza sta per finire, cerco di godermi gli ultimi giorni appieno. Stesa su un comodo lettino sotto un ombrellone di paglia ascolto il canto di una cicala che frinisce insistentemente dietro le mie spalle quasi a richiamare la mia attenzione. In realtà sono incuriosita dai discorsi dei vicini d’ombrellone.

Alla mia sinistra una famigliola con figlio piccolo di circa tre anni. Il bambino è molto carino e interagisce in esclusiva con la madre con cui gioca, dialoga… il padre sembra inesistente, un’entità a sé; si fa i fatti suoi guardando insistentemente il cellulare.

Tipico quadro di una coppia che magari prima di fare un figlio era unita e complice, poi dopo l’arrivo del bimbo lei si dimentica di essere donna, moglie e si dedica a fare solo la madre, trascurando il rapporto coniugale.

È facile in questo caso che l’uomo possa ricercare al di fuori della famiglia le emozioni che gli mancano. Infatti secondo me sta certamente chattando con qualcuno di interessante perché l’espressione del suo viso ogni volta che arriva un messaggio è molto eloquente.

Alla mia destra una coppia di francesi. Mi incanto ad ascoltare la musicalità della loro lingua, la loro risata discreta. Sono carini da vedere, peccato che non riesca a comprendere ciò che dicono.

Davanti a me un gruppo di toscani, parlano a voce alta con la loro tipica cadenza, colorati e simpatici; si lamentano dei prezzi alti dei locali e dei servizi non sempre all’altezza.

“Questo Salento è proprio bello, peccato che non riescano a sostenere la quantità di turisti che da qualche anno lo prendono d’assalto. Mancano infrastrutture adeguate, le strade dei paesi sono disastrate, nei villaggi marini non c’è rete fognaria e le spiagge libere sono sovraffolate, nessun controllo, nessuna regola. E poi la gente è sporca, non ha rispetto, non ama l’ambiente, non è educata”.

Questi discorsi mi stanno mettendo malessere, meglio ritornare ad ascoltare il canto della cicala che nel frattempo ha ripreso a frinire.

Maura Luperto