Viaggiando con le anime mi trovo spesso davanti ai “non so”.
Cosa non so?
Partiamo dal fatto che la gente riconosce istintivamente che ciò in cui crede ha delle conseguenze nella propria vita. Il dilemma principale dell’esistenza è che cosa credere. Questo è l’abisso filosofico del “non so”.
Non sapere è pericoloso, perciò sul bordo del l’abisso ci sono i negozi dei venditori di convinzioni. Alcuni sono opulenti e consacrati alla storia, altri sono carretti guidati da “promotori di culti”. Tutti vendono un programma e un biglietto di sola andata per la Terra della verità che si trova al di là dell’abisso. Ci sono migliaia di ponti che attraversano l’abisso e ognuno porta a una realtà leggermente diversa, il viaggio terapeutico però è lasciato in bianco e c’è un biglietto di andata e ritorno. Nel viaggio puoi fare l’esperienza di ciò in cui credi, anche se a volte non credi di crederlo. La difficoltà per alcuni consiste nel distinguere tra ciò che credono e ciò che fanno finta di credere. Non sempre è la stessa cosa. Questo è il difetto del pensiero positivo. Si possono riempire tutti gli specchi di casa con postit che dicono: ” sono felice di essere io” e cantarlo per mezz’ora prima dei pasti, e, tuttavia non farne esperienza. Il motivo per cui questo non fa attraversare l’abisso per arrivare all’esperienza è che ci si trova già sull’altro lato e si sta sperimentando un’altra cosa. Forse si è comprato il biglietto: “niente mi rende veramente felice “. Questa è la vera convinzione che sottende e motiva tutte le affermazioni positive.
Il modo più semplice per scoprire la vera convinzione è di lavorare a ritroso da ciò che si sta sperimentando. Se si sta sperimentando infelicità, si può essere certi che, mentre con un atto di fede si spiccava un salto attraverso l’abisso, la fede poggiava sulla convinzione che ci si sentiva infelici.
Quando si trova la vera convinzione, si possono usare delle tecniche per cambiare. Usandole, ciò che si sta sperimentando cambia. Fino a quando non si trova la vera convinzione, si cerca inutilmente di credere di essere felici ma ciò che si sperimenta ne viene influenzato solo in modo superficiale.
Spesso il confine tra convinzione e verità è un po’ nebuloso, specialmente quando si trattano aspetti che non sono solamente fisici. Di solito esiste un certo accordo per quanto riguarda gli eventi empirici.
Vi faccio un esempio: gli alberi cadono. Nessun problema. L’albero era lì e ora è caduto. Si può esaminare dove è caduto, quanto era forte il tronco, quanto vecchio, ecc. Non si deve fare un atto di fede, si può anche andare a prenderlo a calci. È vero, l’albero è caduto!
Ma ora chiediamoci “Perché l’albero è caduto?”. Adesso ci si trova di fronte a cosa credere. L’albero era vecchio, era marcio, è stato il vento, oppure il volere di Dio. O ancora un segno. Questi alberi col tempo cadono. È stata una forza soprannaturale. L’inquinamento, un terremoto…. Convinzioni.
Naturalmente quando si ha una convinzione si trova sempre l’evidenza.
Il terremoto ha superato la forza dell’albero e l’ha sradicato.
- Davvero? E perché tutti gli altri alberi sono ancora in piedi? Perché è successo proprio a quello?
Se tutto questo appare perverso proviamo a spingerci verso un più consistente “perché ” e alla fine si raggiungerà l’abisso che potrebbe chiamarsi “Non so”.
È da questo “non so” che comincia l’intera concatenazione delle convinzioni, così come quella del perché l’albero è caduto. Se si allunga la concatenazione in modo che nessuno cada nell’abisso, si ha una tecnologia scientifica che spiega perché gli alberi cadono. Allora perché l’albero è caduto? Non so.
Ma non sapere è pericoloso. La paura cresce. La paura fornisce spiegazioni. Quindi diciamo che io ho abbattuto l’albero deliberatamente per arrivare a un punto! Il punto è che intorno a un solo evento, la caduta di un albero, si può sviluppare un’intera realtà originata dalle convinzioni. Una realtà vin venti e fattori di stress e temperature elevatissime, ecc. Tutti coloro che sperimentano questa realtà trovano la stessa convinzione alla base della realtà.
Naturalmente esistono realtà alternativamente plausibili, per esempio l’umidità del terreno e le radici marce. La cosa interessante è che chi sperimenta la realtà dell’umidità, può facilmente vedere che la realtà del terremoto come fattore di stress è un sistema di credenze. Non si è sempre così perspicaci per quanto riguarda la propria realtà.
Nel profondo di ognuno di noi c’è un piccolo essere triste che vede chiaramente che la realtà degli altri è basata sulle convinzioni, ma è prigioniero di questa sua verità. Quando permetterà a se stesso di vedere la propria realtà così chiaramente come riesce a vedere quella degli altri, scoprirà l’illuminazione.
Maura Luperto