I riti legati ai diamanti

Il diamante deve essere acquistato di venerdì possibilmente quando Venere è in Toro, Bilancia o Pesci, fra l’alba e le 11 del mattino. Bisogna consegnarlo al gioielliere nello stesso giorno, e dovrà essere incastonato sempre di venerdì. La gemma non deve presentare difetti e deve essere montata su oro bianco, argento o platino e in modo che la pietra risulti costantemente in contatto con il dito di chi la indossa. Il peso ideale di un diamante è di un carato e mezzo.

Per purificarlo bisogna immergerlo per un certo tempo nel latte di mucca non bollito, poi lo si lava con acqua di sorgente, si colloca l’anello sopra un telo bianco su cui vi è stato disegnato lo yantra di Venere con pasta di riso a cui viene aggiunto un pizzico di zafferano. Sopra il telo viene posta una statuetta di Venere. Dopo aver offerto profumi, incenso, fiori ed essenza di aloe bruciati in una lampada si recita il mantra di Venere 108 o 16000 volte, seguito da una adeguata meditazione. Si indossa l’anello al dito anulare della mano destra o sinistra. Indossato in questo modo, l’anello annulla la possibile influenza negativa di Venere, attrae ricchezze, salute e prosperità, allontana i timori, dissolve l’inimicizia e protegge da possibile morte per incidente. L’estrema durezza del diamante fa si che non possa essere somministrato sotto forma di pasta, perché se una minuscola particella dovesse raggiungere lo stomaco, potrebbe essere fatale. Questo è il motivo per cui la medicina ayurvedica utilizza solo il suo ossido.

Per purifica il diamante allo scopo di ottenere l’ossido, si chiudono frammenti della pietra in una radice di Solanum xanthocarpum, una varietà di cactus a fiore giallo: si pratica un’apertura nella radice, si introducono i pezzi di diamante e si rimette il pezzo di radice tolto a fare da tappo, assicurandolo con una corda. Poi si cuociono alcune piante di dolico e si cola l’acqua, che si utilizzerà per bollire i diamanti in una daula yantra. Dopo 72 ore di ebollizione, si toglie la radice, la si lascia raffreddare e si riducono i frammenti di diamante in polvere, sottoponendola poi a un processo di calcinazione.

L’ossido di diamante così ottenuto dona al corpo il prana o forza vitale. È efficace nei casi di epilessia, demenza e paralisi ma è utile anche contro l’invecchiamento prematuro, sterilità e disturbi uterini. Costituisce un buon rimedio per gli stati di debolezza diffusa, fisica e mentale, e contribuisce a risolvere problemi di circolazione, anemia e tensioni nervose, oltre che disturbi oculari. Inoltre giova in caso di obesità, ipercolesterolemia e disordini gastrici, disturbi mestruali ed impotenza.

Tutto questo secondo la tradizione ayurvedica.

Maura Luperto