Il significato dei rituali
Fin dai tempi più antichi, abbiamo notizia che gli uomini, soprattutto nei momenti di passaggio delle stagioni, usavano eseguire dei rituali. Far ricorso a questi riti di passaggio serviva a sintonizzare le proprie energie con i ritmi della natura.
Gli antichi, infatti, erano molto consapevoli del fatto che il disequilibrio fra i ritmi interni e quelli esterni all’uomo era fonte di malessere e poteva causare anche varie malattie.
Con il ritmo si sospende il tempo ordinario, ci si distacca dalla propria storia, dai pensieri di ogni giorno, per entrare in uno stato di coscienza modificato e sintonizzare l’immaginario sulla stessa frequenza della natura.
Così, ad esempio, popolazioni come gli indiani d’America, attraverso la danza, i canti, i movimenti e il dipingersi il corpo, informavano il cielo quando avevano bisogno di acqua, e il cielo rispondeva portando la pioggia.
In Scandinavia era usanza delle donne di “allattare la terra”, un rito in cui si facevano dei solchi nella terra e le puerpere ne spargevano il loro latte.
In Grecia, in primavera, ci si univa con la natura il giorno delle “brocche”, cioè quando l’inverno stava per finire e gli alberi iniziavano a mettere le nuove gemme, le ragazze riempivano con succo d’uva alcune brocche di argilla, lasciandolo fermentare per due giorni.
Il secondo giorno bevevano questo succo, che simboleggiava il “sangue della terra”, il quale liberava il corpo e l’anima dalle scorie dell’inverno, rinnovando la vita.
Maura Luperto