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In che modo aiutare se stessi

L’autoeducazione che non può derivare interamente da sé, può causare conflitti strutturali e funzionali. È per questo che molte persone soffrono di disturbi dell’apparato digerente, respiratorio e di quello osseo.

Periodici funzionamenti di una di queste disfunzioni porteranno vantaggi alle altre e miglioreranno lo stato generale per un certo periodo di tempo, a cui fa seguito, quasi sempre un periodo di indebolimento fisico e psichico; questo è dovuto anche al fatto che, nella ricerca di prestazioni superiori per essere vincente, l’individuo tende a rivaleggiare con gli altri, mentre tuttalpiù potrebbe farlo con se stesso, e nemmeno questo potrebbe fare: infatti non è mai possibile dare il meglio in assoluto, ma sempre il meglio per ora, “il proprio meglio ” – il meglio che è in relazione alla propria persona e alla sua concreta situazione.

Non c’è altro rivale; mio rivale posso essere solo io stesso con le possibilità che in questo momento sono a mia disposizione. In tutto questo non cambia nulla il fatto che occorre tendere al meglio assoluto se si vuole raggiungere il meglio relativo.

È ovvio che dei tre fattori che determinano il comportamento di una persona, (eredità educazione, auto-educazione) solo l’auto-educazione è sensibilmente influenzata dalla volontà. In realtà il problema è fino a che punto e, in particolare, in che modo uno può aiutare se stesso… questa strada è ardua e difficile, ma per ogni persona che sente la necessità di cambiare e di migliorare, questo è possibile dentro certi limiti, tenendo presente che molte cose devono essere comprese chiaramente per rendere il processo, l’acquisizione di un nuovo gruppo di risposte, non troppo difficile.

Bisogna pienamente comprendere fin dall’inizio che il processo di apprendimento è irregolare e comporta diversi step, il che si applica anche ad acquisizioni semplici, come per esempio imparare una poesia a memoria.

Un uomo può imparare una poesia a memoria un giorno e non ricordare quasi nulla il giorno dopo. Alcuni giorni più tardi, senza averla di nuovo ripassata, può improvvisamente ricordarla perfettamente. Anche se dimentica la poesia per diversi mesi, si accorgerà che una breve ripetizione gliela riporterà alla mente per intero.

Non dobbiamo quindi scoraggiarci se ci accorgiamo di tornare alla condizione originaria; queste repressioni diventeranno più rare e con facilità ritroveremo i nostri progressi, via via che il processo di apprendimento procede. Inoltre è necessario rendersi conto che mentre avvengono questi cambiamenti nel Sé, emergono nuove difficoltà finora sconosciute. La coscienza in precedenza le rifiutava sia per paura che per angoscia, ma poi, quando aumenta la fiducia in se stessi, è possibile identificarle.

Molte persone fanno sporadici tentativi per migliorarsi e correggersi, anche se spesso non hanno chiara consapevolezza di questo, tuttavia in ciascuno di possono trovare diversi stadi di sviluppo. E mentre ognuno progredisce, ulteriori correzioni richiedono mezzi sempre più sottili.

Va inoltre ricordato che il proprio miglioramento è strettamente collegato al valore che si da a se stessi come persone, anche se si ha la tendenza a dare più importanza ai propri difetti invece che alle proprie qualità.

Un insegnamento in questo campo ci viene dato dalle “persone portatrici di handicap”, infatti chi tra loro riesce a guardare a se stesso con una sufficiente e meditata umanità e ad ottenere un costante rispetto di se, può raggiungere traguardi che persone “normali” non otterranno mai; chi invece si considera inferiore per le sue invalidità e le supera con la forza di volontà, forse diventerà un adulto spietato e inasprito, che si vendicherà sui compagni senza colpa è non sarà in grado di cambiare le circostanza, anche volendo.

Maura Luperto