Tra il XV e il XVI secolo, tra le calli veneziane iniziano ad aggirarsi inquietanti figure mascherate.
Indossano un lungo mantello nero (tabarro), un cappello dalla strana forgia (tricorno) e una maschera bianca che ha il labbro superiore deformato e allungato in modo da alterare la voce. La forma è tale che permette a chi la indossa di poter bere e mangiare senza essere tolta. Questo garantisce un totale anonimato.
Si chiama BAUTA. Il nome deriverebbe da Bau, espressione infantile di paura alla vista della maschera: “Arriva il Bau“.
Durante il carnevale, che secondo le cronache risalirebbe al 1094, tutti potevano mascherarsi e andare in giro per calli, campi e campielli.
La bauta permetteva la massima libertà e soprattutto nessuna differenza, tutti simili e tutti confondibili in un garantito e rispettato anonimato.
Però la maschera, nascondendo l’identità, creava confusione e spesso la polizia faceva fatica ad individuare soggetti potenzialmente pericolosi.
Capitava infatti che si consumassero cruenti delitti che rimanevano impuniti, data l’impossibilità di individuare gli esecutori.
Fu Goldoni, nel 1778, a inserire nelle sue rappresentazioni attori che indossavano la maschera rendendola oltremodo famosa.
La maschera è rappresentativa di un’epoca storica, oltre che uno dei simboli della città lagunare.
Affascinante elemento misterico, rievoca antiche atmosfere e suggestive illusioni.
Nel simbolismo psicologico indossare una maschera non significa voler nascondersi ma al contrario rivela un bisogno di apparire, di mettere in mostra alcuni aspetti di sé che vengono spesso nascosti.
Proprio per questa sua funzione di nascondere/rivelare, la maschera rappresenta un ottimo strumento di auto osservazione e introspezione: indossando una maschera, qualcosa in noi cambia in quanto contattiamo parti di noi stessi molto profonde e gli permettiamo di mostrarsi al di fuori.
A seconda della maschera che si sceglie di indossare, le personalità profonde si rivelano e soddisfano la loro funzione.
Immaginiamo cosa volesse significare a livello inconscio un numero considerevole di individui che sceglievano di indossare la maschera del Bau e di girare per le calli senza tempo di una già misteriosa Venezia ed evocare quel lato oscuro e misterioso di un inconscio collettivo che unisce tutti in un’unica arcana identità.
Maura Luperto