Plutone l’istinto e la conoscenza della vita
Plutone è stato scoperto nel 1930 ed è stato oggetto di numerose speculazioni a volte oscure e terrificanti. Infatti i luoghi comuni sono duri a morire, e dato che si tratta di un “astro nuovo”, se così si può dire, tutte le speculazioni sono possibili e ognuno si crede autorizzato a manifestare le proprie fantasie a proposito di un astro che si è pensato bene di definire come il governatore unico del segno dello Scorpione, segno che, d’altronde, spesso non gode di buona fama.
In sintesi si sommano tutti gli ingredienti per attribuire a Plutone caratteristiche, se non proprio negative, perlomeno ambigue. Tanto più che porta il nome latino di un Dio greco, Ade, anch’egli dalla pessima reputazione. Cerchiamo allora di fare il punto della situazione. Per farlo, è utile precisare che lo zodiaco, nella sua composizione originale, quella voluta dagli antichi, è autosufficiente e possiede una logica simbolica intrinseca, che rappresenta uno dei fondamenti della cultura delle civiltà antiche, insita nel fatto che è governato da 7 astri, e che tutta la sua struttura si basa su due numeri 7 e 12.
Ovviamente l’astrologia, come ogni altra scienza umana, si evolve nel corso dei secoli. Ricercatori e studiosi possono individuarvi nuove valenze e rivelare valori ricchi di significato.
Ma come, per ragioni evidenti, non è possibile aggiungere una nota alla scala musicale, anche se le combinazioni armoniche che si possono trarre o creare a partire da quest’ultima sono innumerevoli, non è possibile aggiungere un astro ai governatori dello zodiaco, dal momento che vi sono soltanto 12 segni e 7 astri.
Perciò Urano, Nettuno e Plutone sono un po’ come i diesis e i bemolle, di cui si riconosce l’importanza dell’armonia, come mezzo di collegamento non trascurabile tra le note.
Plutone rappresenta l’istinto. Questo termine, al quale spesso si attribuisce il significato di tenda innata e irreprimibile, ha certamente una radice indoeuropea nella parola stig, che significa “pungere”, da cui è derivato il latino istigare a partire dal quale abbiamo formato “istigazione “, cioè “azione di incitare i spingere qualcosa fare qualcosa “. Risulta sempre utile capire l’etimologia di una parola e come sia stata scelta dai nostri antenati per designare qualcosa, perché ci permette di sapere ciò che intendevano con essa, e se noi le attribuiamo lo stesso significato.
Pertanto, se si prende la radice originaria del termine “istinto”, torniamo al verbo “pungere”. Ora, in natura, sono gli insetti dotati di pungiglione che pungono per nutrirsi o per difendersi in caso di pericolo. Oggi, si sa che gli insetti sono, dopo i batteri, le specie viventi più antiche che hanno popolato la Terra, ma anche le più resistenti, poiché sono sopravvissute a tutti i disastri geologici e climatici che hanno avuto luogo sul nostro pianeta. Si sa che la maggior parte degli insetti volanti muniti di pungiglione, come le zanzare, alcune mosche, le api e le vespe ad esempio, possiedono delle cellule sensoriali olfattive di una sensibilità eccezionale, che permette loro di individuare un odore a chilometri di distanza. Si può pensare che ogni specie d’insetto sia sintonizzato sull’odore del cibo di cui ha bisogno e quindi lo trova sempre. In questo si può vedere sia un condizionamento riflesso, senza alcuna immaginazione, sia una conoscenza della vita che agisce su tutti i principi viventi che la costituiscono, di conseguenza, tali principi comunicano fra loro e partecipano alla grande catena della vita che l’uomo contemporaneo sta pericolosamente spezzando.
Ciò che è, nel contempo, un riflesso condizionato è una conoscenza della vita, l’istinto, non è misurabile secondo i consueti parametri dello spirito umano. Si tratta di qualcosa di intrinseco, che si può capire solo se si osserva senza intervenire. Infatti, non appena si interviene, esso viene distrutto.
Di solito, la ragione cerca di combattere l’istinto. Tuttavia, sembra che, più si ignora, si respinge, o si combatte l’istinto, più le forze segrete che lo custodiscono si ritorcono contro. Così, un istinto fuorviato diventa distruttivo.
Non è un paradosso il fatto che l’uomo abbia generato in se stesso, lottando contro una parte di sé che aspira alla vita, una capacità auto distruttrice. Tuttavia è sfruttando tale forza che può prodursi un atto creativo. Perché la forza dell’istinto è creativa. Questo è ciò che rivela Plutone in un tema natale.
Maura Luperto