Rubini e il loro utilizzo

Solo il vero rubino può avere una influenza come pietra solare.
Per accertare l’autenticità di una pietra o ci si rivolge ad un esperto oppure si utilizzano alcuni semplici metodi.

Se ad esempio si introduce un rubino in una bottiglia di vetro, questa assumerà una tonalità rossastra. Immerso nel latte di mucca, il latte diventa rosato. Se si colloca un rubino su un piatto d’argento esposto al sole, il piatto assumerà tonalità rossastre. Se vi si pone anche una perla, il piatto apparirà tendente al nero, mentre la perla acquisterà riflessi rossi. Il rubino autentico è più pesante e compatto di qualsiasi imitazione. Eventuali bolle nella sua struttura non sono facilmente distinguibili, dal momento che hanno lo stesso colore della pietra e non sotto tondeggianti, al contrario di quelle dei rubini artificiali, che sono bianche e spesso vuote. Se la pietra presenta fenditure, nel caso del rubino autentico appariranno come zig zag privi di lucentezza, mentre in qualsiasi imitazione le fenditure saranno diritte e brillanti.

I piani di un rubino autentico saranno lineari e diritti e il suo colore uniforme, mentre in un rubino artificiale i piani sono circolari e il colore è caratterizzato da una tonalità di rosso più intensa da un lato e più pallida dall’altro. Investito dai raggi X, il rubino autentico manterrà la brillantezza anche dopo l’esposizione, mentre quello falso brilla solo sotto il loro effetto. Ai raggi ultravioletti, il rubino artificiale assume tonalità aranciate. Infine, se si appoggia un rubino autentico sulle palpebre, si avverte una prolungata sensazione di freddo; un rubino falso, invece, si scalderà subito.

Il testo ayurvedico Rasa Tantra Sar illustra le virtù terapeutiche del rubino, riconducibili al suo pianeta reggente, il Sole. Come ogni altra gemma, il rubino può essere utilizzato sotto forma di ossido o di pasta. In entrambi i casi bisogna purificarlo prima dell’utilizzo. La purificazione si effettua immergendo il rubino per ventiquattro ore nel succo di limone bollente, all’interno di un recipiente chiamato “daula yantra”, nel quale la pietra non è appoggiata sul fondo, ma sospesa nel liquido. Ciò si ottiene semplicemente avvolgendo il cristallo in un panno legato a uno spago che sarà appeso a un bastoncino appoggiato di traverso sull’orlo del recipiente. Una volta purificata, la pietra, si può macinarla ottenendo una polvere sottile e poi calcinarla per fare l’ossido. Oppure sempre macinarla e unendola ad una soluzione di acqua di rose e acqua di sandalo per fare la pasta.

Dopo questa preparazione, la medicina ayurvedica suggerisce di somministrare il rubino nei momenti più favorevoli e assicura che è un ottimo rimedio per le disfunzioni collegabili all’influenza maligna del sole e cioè: impotenza, eiaculazione precoce. Problemi cardiaci e biliari, emorragie, febbri prolungate, diabete, ipotensione e ipertensione.

Maura Luperto