Shagghi e Capodanno: “Can che abbaia non… vive”

Erne’, prima che sia troppo tardi, adesso scrivi e non interrompere ché devo dire ‘sta cosa: per me e tutti i pelosi di Canitavecchia e del mondo intero.

Amavo dicembre più degli altri mesi perché è stato il mese in cui sono nato e ho annusato mamma, ho sentito il suo cuore battermi sopra mentre mi accucciavo al suo calore e ho succhiato latte dalla sua mammella piena. Poi ho amato febbraio, quando ho lasciato il canile per venire in questa famiglia, la mia famiglia.

Adesso, proprio questi, assieme a novembre e gennaio, sono i mesi che odio.

Li cancellerei dal calendario.

Fosse per me, pur di stare tranquillo, inizierei a correre nel deserto o tuffarmi nel mare per non vivere il periodo tra Halloween e Carnevale tra botti e tric e trac.

Quattro mesi su dodici. Bahò, dimmi tu: è una cosa possibile?

E se, per quattro mesi l’anno, tu, umano, avessi un fantasma vicino che ti punge all’improvviso conficcandoti con violenza un ago nelle chiappe? Che ne diresti?

Quattro mesi su dodici, noi pelosi stiamo male.

Io mentre dormo zompo di scatto per un petardo lanciato da qualche testa di gatto, e mentre mangio mi fermo per reagire a un rauto fatto scoppiare da qualche testa di piccione. E per le miccette di qualche testa di cane nero (con loro non mi sono mai preso), mentre passeggio per fare i bisogni tiro tornando verso casa manco fossi Buck che tira la slitta.

L’altra sera, mentre in piazzetta con Rossella ero preso a riconoscere le tracce di Lapo e Aria, un grandissimo testa di mosca (odio le mosche con tutto me stesso) ha fatto esplodere un mortaretto dentro un cestino… Non vi dico il botto! Per il terrore, ho avuto una reazione che “Jacobs spostati dai blocchi di partenza della finale olimpiCAN”: a momenti facevo cadere Rossella che non riusciva a trattenermi. E non capivo mica perché abbaiavo tanto… E con tutto che abbaiavo e che il botto mi rintronava e rimbalzava tra le orecchie, sentivo il tu-tum del cuore veloce e ancora più forte! Stavo impazzendo. E se ci penso ancora, impazzisco di certo.

Fatto sta che ormai ho paura anche di uscire se c’è gente in giro: perché le teste di capra si nascondono tra le persone perbene. Una volta abbaiavo solo contro a piccioni, gatti e vuo’ cumpra’: ora, per un battito di mani potrei far molto peggio.

Eppure sono fortunato perché nella mia famiglia non si fuma, non ci sono mocciosi viziati né gatti e non si sparano i petardi. Ogni tanto, quando stanno tutti insieme, stappano una bottiglia di spumante per festeggiare la loro unione; ma questo piace anche a me, almeno dopo gioco col tappo.

In giro vedo le luminarie e la gente che ride. E più di frequente, sento botti.

Si avvicina il giorno più brutto dell’anno. Vorrei fuggire ma dove? E la mia famiglia? I miei amici? I miei biscottini? Pur di star calmo fingo di non accorgermi della pillolina ficcata nel wurstel, non faccio i capricci. Ha detto il dottore che è un CANmante naturale, niente di chimico. Speriamo. In fondo qui si vaccinano tutti per stare meglio. Non voglio una notte terribile come quella dell’anno scorso… abbaiavo senza sosta, correvo da una stanza all’altra, saltavo tra un divano e l’altro, più il cuore mi sbatteva dentro tu-tum tu-tum tu-tum e più gridavo per dire SMETTETELAAA, ma nessuno di quelli che sparavano mi capiva, anzi, magari rideva pure e faceva sparare anche i figli.

Poi dici “can che abbaia non morde”.

In certi giorni, “can che abbaia non vive”.

Che dici Erne’, servirà a qualcosa questo dettato? Qualcuno penserà anche a noi pelosi?

«Non lo so, amico. Non lo so. Ma in questi giorni, terrò il televisore a tutto volume: i nostri vicini capiranno».

Alla prossima, se vorrete… e buon anno nuovo a tutti

Ernesto Berretti (sotto dettatura di Shagghi)