Gli angeli invisibili

Ispirato alla storia di Ben, cane di grossa taglia abbandonato dal padrone nel suo canile, il docufilm di Vincenzo Peluso racconta il calvario di tutti i cani abbandonati, e in generale di tutti gli animali maltrattati dall’uomo.

Ma vuole anche essere un omaggio ai tanti volontari come Melina, Carmine, Rosa, e le varie
associazioni, che nei luoghi più diversi d’Italia donano quotidianamente il proprio tempo, il proprio amore e la propria professionalità per far fronte, oltre che all’indegna pratica dell’abbandono, al fenomeno del
randagismo, diffuso soprattutto al Sud. Un appello alla coscienza collettiva per un autentico recupero del nostro rapporto con gli esseri viventi.

L’abbandono degli animali, e dei cani in primis, è una piaga sociale vergognosa di cui tutti dovremmo farci carico per evitarla.

Trailer Gli Angeli Invisibili, il docufilm di Vincenzo Peluso

È questo un urlo del cuore che vuole avere la forza di scuotere le coscienze di ciascuno, per poter tutti essere coesi e frenare una simile tristezza.

Adottare un cane da un canile è volersi bene. E lui ti sarà riconoscente e così stretto al cuore da essere in grado di accarezzarti l’anima.

Attore, regista, chansonier, montatore e produttore, Vincenzo Peluso è nato a Napoli il 27 Maggio 1968. Dopo aver esordito nel 1992 nel premiatissimo “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio, intraprende una carriera segnata da film d’autore. Si affaccia alla regia rubando il mestiere attentamente sui set, dove recita come attore, stando al servizio di registi del calibro di Gianni Amelio, Pappi Corsicato, Mario Martone, Wilma Labate, Giuseppe Ferrara, Stefano Incerti e molti altri. Il suo esordio dietro alla macchina da presa avviene nel 2005. Dirige anche commedie a teatro, documentari e regie di videoclip musicali. Versatile, estroverso e visionario nelle idee, Peluso è un regista capace di captare in qualsiasi situazione e genere, emozioni e sentimenti spingendo anche gli attori a tirare fuori il “meglio di sé”, avendo sempre un occhio attento all’inquadratura “giusta”.