Essere invitati a pranzo dal Sior Pare è allo stesso tempo andar a casa dei nonni e del miglior compagno di marachelle messe assieme.
Con l’avvicinarsi dell’evento aumentano i messaggi di WhatsApp con le domande più strampalate.
“Ma tu il coniglio lo mangi?”
“E la faraona?”
“Ma ti magni i glutei o ga da cusinar senza glutei?” (trad: ma tu mangi il glutine, o deve cucinare senza glutine?)
Alla mia domanda “Ma dimmi cosa ti prepara così gli dico cosa posso mangiare” non c’è verso di avere una risposta, in quanto il menu dev’essere rigorosamente una sorpresa.
La prima volta è quindi uno svezzamento, una scoperta di come questo rituale viene celebrato.
E queste domande vengono placate solo con un “Sior Pare magno de tutto, tranne burro, latte e formaggi e la zucca che son allergica” (trad: Sior pare, mangio di tutto, tranne burro, latte, formaggi e zucca che son allergica)
“Bon bon!” si sente borbottare al telefono “eora se vedemo domenega” (trad: bene, bene, allora ci vediamo domenica)
La preparazione del pranzo è sacra, come spiegato in “in cucina col sior pare”, e soprattutto è l’apoteosi di creatività culinaria mista al “voglio far una sorpresa col menu e non ci si può alzare da tavola con fame”. Sarebbe un disonore.
Ma la prima volta non si sa tutto questo, quindi è tutta una sorpresa.
“Ma tuo papà non ha cucinato tanto vero? Che non lo voglio far lavorare troppo…”
“No, no, figurati, a lui piace cucinare” mi rispondeva Anna per placare la mia timidezza
E così quando si entra in casa sembra di entrar a casa di mamma o nonna. Come viene aperta la porta si viene investiti da tutti i profumi della cucina. E si inizia inevitabilmente a sniffare l’aria cercando di capire quali prelibatezze ha cucinato nel menu.
Si entra in cucina e sembra di esser in una cucina professionale.
Non c’è un fornello vuoto, ed il microonde è acceso, a cucinare chissà che cosa in ultima battuta con il grill acceso “per dargli l’ultima rosolata”.
Il primo pranzo non si scorda mai.
Due tre olive ascolane come antipasto, primo, doppia scelta di secondo, doppia scelta di contorno “ciò perché cussì se no te ne piaze no ti ga chealtro”. (trad: eh, percHé così se non te ne piace uno hai l’altro)
Il tutto inondato di opere liriche o musica classica e del buon vino.
“Ma cossa ga quea” che sarei io “a sta mal che no beve vin?” (trad: ma cos’ha quella, sta male che non beve vino)
“No papà, a xe astemia” (trad: No papà, è astemia)
“Ah ciò, me dispiaze” si rammarica con quest’aria e tono di voce contriti, da buon veneto, quasi fosse una malattia incurabile. (trad: ah, mi dispiace…)
E qui, tra un’ombra de vin e un boccone di cibo, esce il miglior compagno di marachelle della compagnia qual è il Sior Pare. Il pranzo è deliziosamente intrattenuto dai suoi racconti e dalle sue storie, quel tanto per fargli venire, ad ogni racconto, quel sorriso furbetto che si fa solo quando si racconta una marachella. E si sa di averla combinata.
“Tira fora el prosecco dal frigo che go comprà e pastine!” (trad: tira fuori il prosecco dal frigo che ho comprato le pastine)
E via, pronti per un altro bicchiere ed un’altra avventura del Sior Pare!
Alessandra Collodel