- “Quando xe che vien i bastardi? (Quando è che vengono i bastardi?)”
Quando si avvicina la fine di Ottobre ecco che la domanda arriva sempre, puntuale come un treno giapponese.
Ma chi sono i “bastardi”? Presto detto, avete presente quando da bambini (a volte anche un po’ più grandicelli) si suonavano i campanelli a caso e poi si scappava? Corse e corse a perdifiato. Ecco. Per Siora Mare, da sempre, vengono denominati così. Capitava spesso, infatti che alla domanda:
- “Chi xe che ga sonà el campaneo? (Chi è che ha suonato il campanello)”
La risposta fosse sempre la stessa:
- “I bastardi.”
Halloween da noi è arrivato solo negli ultimi anni, per cui fino a una decina di anni fa non capitava spesso che qualcuno venisse a suonare il campanello in cerca di “Dolcetto o scherzetto“. Tra una scampanellata e l’altra, ragazzini che urlano, altri che scappano, al Sior Pare non è mai andata giù questa festa. Inizialmente proprio non capiva cosa volessero, e finiva sempre che li mandasse a… farsi un giro. E poco importa se gli spieghi per la milionesima volta il significato, il fatto che nasca da una tradizione europea, niente, è più forte di lui, proprio non può vederla. Così rieccolo, pronto anche quest’anno:
- “Ciò, mi no ea capisso proprio ‘sta festa americana… Aulin, giusto? Semo proprio ‘na coeonia! Ma te par che i ga da vestirse tuti da morti, sangue, teschi… Brrr… xe massa tetra! No ea ga proprio senso! (Eh, io non la capisco proprio questa festa americana… Aulin, giusto? Siamo proprio una colonia! Ma ti sembra che si debbano vestire tutti da morti, sangue, teschi… Brrr… è troppo tetra!)”
- “Ma papà dai, è un po’ come a Venezia la festa di San Martino! Si va in giro per i negozi e le case a chiedere dolcetti…“
- “Ma nialtri no fazevimo tuto ‘sto casin! (Ma noi non facevamo tutto questo casino!)”
- “Ma se cantavate a squarciagola la canzone e poi battevate le pentole?“
- “Eh… ma xe diverso… ti vol metar? E po’ a Venexia no ti ‘ndavi co ‘sti vestiti lugubri! (Eh… ma è diverso… vuoi mettere? E poi a Venezia non andavi con questi vestiti lugubri!)”
- “Ma guarda che è una bella festa in realtà, pensa a Coco!“
- “El gato?“(Nda: Leggiti la storia di Koko, il gatto del Sior Pare)
- “Ma noo… e poi il tuo gatto era Koko con la kappa… Coco el carton!“
- “Mama Coco?!? Che beo… Quando se eo vardemo? E po’… tute ‘ste sucche… E sta ben su un risotto, altro che tesci e scheeetri! (Mama Coco?!? Che bello… quando ce lo guardiamo? E poi… tutte queste zucche… stanno bene su un risotto, altro che teschi e scheletri!) “
Il programma per Aulin è fatto: risotto di zucca e proiezione del film “Coco”. In un certo modo lo festeggerà pure lui.
Però guai a voi se suonate il campanello mentre il Sior Pare guarda il film.
Altro che dolcetti, solo… scherzetti!