È duro non poter vedere la persona che ami per 2 mesi, se poi non la puoi stringere da quasi un anno lo è ancora di più. Figuriamoci poi il povero Sior Pare innamorato della stessa donna da ben 57 anni!
Da marzo dell’anno scorso le abitudini di noi tutti sono cambiate per molti aspetti: uscire fuori a cena, vedere gli amici, viaggiare ecc., anche per il Sior Pare ovviamente è stato così, con l’aggravante di non poter più vedere e toccare Siora Mare. Le case di riposo per fortuna sono state tra le prime realtà ad essere blindate di nuovo, proprio per non permettere che i contagi (già belli numerosi in quelle realtà) avessero di nuovo il sopravvento.
La struttura che ospita la Siora Mare è per fortuna ben attrezzata, già ai primi segnali a marzo avevano chiuso l’accesso a chiunque e nel suo reparto non ci sono mai stati casi. Ogni settimana i bravissimi operatori, infermieri e assistenti sociali ci mandavano foto e dei video in cui la si vedeva parlare, cantare, ridere o a volte incazzarsi così, tanto per fare qualcosa di diverso. Siora Mare si sa, è sempre stata imprevedibile, figuriamoci ora con la malattia!
A fine giugno sono di nuovo riusciti finalmente a vedersi di persona, anche se senza potersi toccare (vedi “come Giulietta e Romeo). Inizialmente solo all’esterno, ad almeno un metro di distanza e con la mascherina, dopo aver firmato ogni volta miriadi di documenti, misurato la temperatura e, ovviamente, igienizzato le mani. Da settembre invece oltre a questa trafila, poteva entrare solo una persona e con anche la visiera addosso. Ora, se una persona è gia confusa di suo, figuriamoci come fa a riconoscere i propri cari conciati in quella maniera. Ma di necessità virtù, e così ogni lunedì portavo il Sior Pare tutto impaziente a vedere la sua Bella.
A inizio novembre hanno dovuto chiudere di nuovo, ma questa volta ecco arrivare le videochiamate! Ormai il Sior Pare aspettava il lunedì pomeriggio più di una finale di Champion’s League (il che per uno Juventino sfegatato è tutto un dire), continuava a girare per casa facendo finta di essere impegnato in mille cose, per poi, appena mi sentiva parlare, correre come un cavallo impazzito e fiondarsi di fronte al telefono:
- “Riiiitaaaa, ti meee seeentiii??? Chicca, come ti sta? Cossa ti ga magnà ancuo? E ti ga cantà? (Rita, mi senti??? Chicca, come stai? Cosa hai mangiato oggi? E hai cantato?)”
Dopo qualche minuto in cui lei non capiva mai dove dovesse guardare (è completamente cieca da un occhio), tra un non sentirsi e un non capirsi, in qualche modo parlavano e si mandavano un sacco di baci. Il Sior Pare se ne stava poi tutta la giornata con il suo sorrisone ebete da gattone innamorato.
Il 21 dicembre dovevamo finalmente vederla di persona, anche se noi fuori e lei dentro alla struttura, attraverso la finestra. Per l’occasione potevamo anche portarle il regalo di Compleanno (Leggi Buon Compleanno Siora Mare), ma, ovviamente, la cara Siora quella notte ha deciso di farsi un giretto in Pronto Soccorso dopo essersi lanciata giù dal letto. Per fortuna solo un po’ di paura (nostra) e lei dopo un paio d’ore era già bel bella di nuovo in struttura a raccontarmi per telefono tutta contenta:
- “Ciò chicca, so cascada, go fato un bel svoeo, semo andai in ospeal ma no me so fata niente, soeo un dente spacà credo… ‘desso speto el dotor e dopo vedemo (Eeeh chicca, sono caduta, ho fatto un bel volo, siamo andati in ospedale ma non mi sono fatta niente, solo un dente spaccato credo)”
Un momento di incredibile lucidità, dopo anni. Senza pensarci le rispondo:
- “Ciò mama, se ti ciapi ‘na bota anca da staltra parte magari xe ea volta bona che ti me torni in quà! (Eh mamma, se prendi una botta anche dall’altra parte magari è la volta buona che mi torni sana!)”
Infermiera un attimo interdetta, poi scoppiamo a ridere come niente fosse. Se c’è una cosa che non è mai mancata in questa casa è di certo l’ironia!
Venerdì scorso mi chiamano di nuovo dalla casa di riposo, lunedì possiamo andare a trovarla, sempre noi fuori e lei dentro. Il Sior Pare appena capisce che sto parlando con l’assistente sociale si precipita per capire cosa è successo. Gli dico che potrà vederla. Avete presente un bambino quando gli dite che lo porterete a Disneyworld? Di più.
Arriva il lunedì, il Sior Pare è gia pronto fuori di casa, tutto ben vestito e preparato con in mano una borsetta con il suo regalo di compleanno. Il viaggio è breve ma non parla, stranamente. Fa freddo, ma c’è un bel sole, aspettiamo il nostro turno un po’ tesi. L’assistente sociale è fuori all’ombra da ore al freddo. Ed ecco, tocca a noi. Ci passano un telefono e la vediamo attraverso la finestra. Lei all’inizio non capisce, sente le voci, pensa sia la solita videochiamata e guarda il telefono, poi ci vede fuori e fa un sorriso enorme. Da lì ha iniziato a ridere tutta felice, a far battute con l’operatore, ha scartato tutta entusiasta il suo libro.
- “Siora Mare, vardime che te fasso ‘na foto! (Siora Mare, guardami che ti faccio una foto)”
- “Ciò, perché sono una persona importante e famosa!”
- “Sì che lo sei! Poi ti metto nel mio Blog del Giornale Online“
Operatore: “Rita, ti me diventi un influencer!”
- “Cossa xe che ea ga?!? L’influensa?!? (cosa è che ha?!? L’influenza?!?)”
Risata generale. Dopo una quindicina di minuti dobbiamo lasciare il posto ad altri parenti che attendono con ansia di rivedere i propri cari. Il Sior Pare è davvero felice, commosso. Non sa nemmeno lui cosa dire.
- “Ciò, ma sbaglio o ea gaveva davero el Morbin ancùo? (Sbaglio ho aveva davvero l’argento vivo addosso oggi?”
Un grazie di cuore a tutti gli operatori Socio sanitari, gli infermieri, gli psicologi, dottori, assistenti sociali, personale addetto alle pulizie, personale amministrativo ecc. che riescono a tenere al sicuro i nostri cari e a rendere a tutti meno difficile la lontananza.
Grazie.
Anna Bigarello