Una delle più grandi passioni del Sior Pare è cucinare. Non so perché, forse perché di suo ha sempre avuto questo lato un po’ artistico e lì riesce a sfogarlo in tutta la sua grandezza.
Quando gliel’ho chiesto ho scoperto che, negli anni ’40/50, c’era una famiglia veneziana in cui era l’uomo a cucinare e non la donna. Cosa di certo molto rara per quei tempi! Lui faceva la spesa, cucinava, si occupava di tutto. Quest’uomo era suo nonno materno.
Il Sior Pare era l’ultimo di sei fratelli, rimasti orfani quando lui aveva solo 6 anni. Dopo gli anni della guerra trascorsi in collegio, lui ha vissuto prima con i nonni, poi con gli zii. Non avendo molto da fare, passava il suo tempo ad osservarli cucinare, cercando di carpirne tutti i segreti. Cosa proseguita poi, una volta sposatosi, guardando cucinare mia nonna materna.
Ho pochissimi ricordi di Siora Mare ai fornelli. Non che non fosse brava, semplicemente lei preferiva trascorrere le sue giornate con la testa nei suoi amati libri e il Sior Pare in cucina. Anche quando lavorava ancora, appena aveva un secondo libero andava al mercato, sceglieva gli ingredienti e poi con calma li preparava per la cena.
Subito dopo la pensione una delle prime cose che ha fatto è stato comperare un freezer bello capiente, così ogni occasione era buona per andare al mercato ortofrutticolo e comprare casse intere di verdura. Ricordo benissimo l’odore dei pomodori d’estate, e poi i pomeriggi interi passati a sgranare fagioli, piselli, tagliare le carote, melanzane e zucchine e preparare sacchetti su sacchetti di minestrone o altro.
Verso le 17 ogni giorno, veniva a chiederci cosa volevamo mangiare, e anche se erano 4 piatti diversi lui, senza battere ciglio, li preparava con tutto l’amore e la passione possibili.
Il suo momento però erano le feste. Di solito a Natale venivano sempre i miei zii con le mie cugine. Lui iniziava a cucinare 3 giorni prima. La vigilia si deve mangiare di magro, per cui pesce, il 25 carne. Iniziava andando a far la spesa in pescheria, cercando di andar incontro ai gusti di tutti, poi in macelleria ed infine dal fruttivendolo. Cose di altri tempi se pensiamo che ormai (anche per lui) è normale comprare tutto al supermercato e far un giro unico.
Iniziava con il cucinare i funghi ed i piselli, preparare il macinato, le varie carni, i contorni. E poi fornelli e forno sempre in funzione. Con gli anni e varie sperimentazioni, il menu si era più o meno assestato sul tris di primi (cannelloni ripieni, tagliatelle al ragù e tortellini in brodo), bollito misto, zampone, polpettone, vitello arrosto e, ovviamente, i vari contorni.
Alla fine il bollito rimaneva (e rimane tuttora) quasi sempre tutto lì, nessuno lo voleva mangiare, ben sapendo che il giorno dopo con quegli avanzi avrebbe sicuramente fatto le sue famose polpette di carne accompagnate dal purè!
Questo fino a quando ha comprato il suo primo forno a microonde. Da lì gli si è aperto un mondo. Da quando ha cambiato la cucina elettrica poi, non ha mai capito il funzionamento del forno nuovo per cui lui ora cucina qualsiasi cosa a microonde.
Per i più potrà sembrare un’eresia, ma ogni settimana si inventa una ricetta nuova. Dai peperoni ripieni, le melanzane alla parmigiana, gli hamburger alla pizzaiola, il pollo con le olive, il baccalà. Qualsiasi cosa può essere cotta lì ed in minor tempo.
Anche ora che siamo rimasti solo noi due, ogni scusa è buona per inventarsi qualche nuovo piatto, se poi (come capita spesso) invito a pranzo degli amici lui inizia a prepararsi mentalmente il menu già nei giorni precedenti.
-” Eora, cossa ghe fasso ai to amighi? I magna tuto?? Da dove i vien? Pesse o carne? Ma ti vol che fazemo questo, questo e questo o chealtro? “(Trad.: Allora, cosa preparo ai tuoi amici? Mangiano tutto? Da dove vengono? Pesce o carne? Ma vuoi che facciamo questo, questo e questo o quell’altro?
Ovviamente, poi si ricorda sempre cosa ha cucinato e a chi, per cui cerca di alternare carne e pesce per dar sempre un menu diverso e invitante. Il tutto condito da un buon vino e racconti di vita. Perché in fondo cucinare è donare una parte di sé.
Anna Bigarello