Il primo giorno di ferie è volato via senza intoppi tra una nuotata, l’ambientarsi tra albergo e piscina e il conoscere chiunque passasse di là.
Ma se le giornate normalmente per il Sior Pare iniziano dopo le 10.30, in vacanza la sveglia è molto prima dato che alle 9 ha le terapie da farsi! Dopo avergli spiegato come farsi il the con il bollitore della camera, lo porto giù e intanto vado a far colazione, cosa per me rarissima! Ma come fai a dire di no a tutto quel ben di Dio?
Sono ancora mezza rintronata dal sonno, lo vado a riprendere e insieme andiamo in piscina. Si spoglia, si siede sul lettino e inizia a parlarmi. Lo guardo e scoppio a ridere.
- “Sior Pare, ti sei fatto la barba questa mattina?“
- “Sì, perché? Se vede? So beo? Fata ben? Voevo farme i baffi che i me dava fastidio e dopo no ciapo ben el sol… (Sì perché? Si vede? Sono bello? L’ho fatta bene? Volevo farmi i baffi che mi davano fastidio e dopo non prendo bene il sole…)”
- “Benissimo… sei un misto tra un Ussaro e Hitler! Stasera te la metto a posto, va.“
Fa molto caldo, per fortuna c’è uno spiazzo rialzato sotto agli alberi. Lo aiuto a salire lo scalino e lo lascio lì a finirsi la sua birretta e dormicchiare mentre io vado in Spa, raccomandandogli di non muoversi da lì perché lo scalino è scivoloso. Una volta tornata lo guardo dalla mia solita postazione, inizia ad arrossarsi sulla schiena, forse sarebbe il caso di mettergli la crema, ma lui è sempre stato contrario.
Mentre ragiono sul da farsi vedo che si alza, penso vorrà sgranchirsi un attimo le gambe. No. Si avvia verso lo scalino per scendere. Io inizio ad urlare:
- “Papà! Papà! Paaaapaaaaaaaaaaaà!!!“
Lui zero, non si accorge minimamente. Cerco di mettermi le infradito per bloccarlo. Niente, lui prosegue imperterrito. Istintivamente urlo:
- “Fermatelo!!! Fermate quel vecchio!!!“
Per fortuna c’è un signore col lettino proprio in parte al gradino. Praticamente lo placca che manco un rugbista. Io arrivo tutta trafelata con un diavolo per capello, ringrazio l’anima Pia che lo ha aiutato spiegandogli che è ipovedente e mi giro verso il malcapitato Sior Pare:
- “Te gavevo ditto de no moverte da eà! Chel gradin xe pericoeoso par ti! (Ti avevo detto di non muoverti da là! Quel gradino è pericoloso per te!)”
- “Ma mi eo gavevo visto… savevo che gera eà da qualche parte… (Ma io lo avevo visto… sapevo che era lì da qualche parte…)”
- “Ma cossa ti vol vedar mai! E poi, perché stavi scendendo? Bastava che mi chiamassi e ti venivo a prendere! (Ma cosa vuoi vedere mai! E poi, perché stavi scendendo? Bastava che mi chiamassi e ti venivo a prendere!)”
- “Ciò, voevo riportarghe el bicer vodo de birra al bar… (Eh, volevo riportare il bicchiere vuoto di birra al bar…)”
Il pomeriggio prosegue tranquillamente, un bagno, due chiacchere. Riesco anche (con un po’ di fatica) a farlo entrare nella vasca idromassaggio. Poi che ci siamo dovuti mettere in 3 per tirarlo su è un altro discorso…
È ora di cena, dopo essersi fatto una doccia e vestito per bene, prendiamo l’ascensore per scendere a mangiare.
- “Ciò, ma queo xe un specio? No, no xe un specio, no pol essar… (Eh, ma quello è uno specchio? No, non è uno specchio, non può essere…)”
- “Certo Papà che è uno specchio, cosa vuoi che sia?“
- “Ah, gero drìo vardar ‘sto vecio grasso… ma eora so mi? Cussì vecio e cussì grasso?? (Ah, stavo guardando questo vecchio grasso… ma allora sono io? Così vecchio e così grasso??)”
- “Sono due anni che te lo dico io e tutti i medici che ti vedono… ti ga da metarte a dieta!!! (Sono due anni che te lo dico io e tutti i medici che ti vedono… devi metterti a dieta!!!)
Tra una serata con le amiche venute a trovarci e una giornata con un’altra amica, le vacanze scorrono via troppo veloci. In fondo sono stati solo 5 giorni e il tempo passa veloce quando ci si diverte.
- “Ma quindi stasera ne toca tornar casa? Uff… anca se me manca Yoshiko… Ma magnemo qua o ‘ndemo casa? (Ma quindi stasera ci tocca tornare a casa? Uff… anche se mi manca Yoshiko… Ma mangiamo qua o andiamo a casa?)”
- “Andiamo a casa, che oggi non è passata la Cristina (grazie super Direttora del Giornale delle Buone Notizie) a dar da mangiare ai gatti.“
- “Ah… pecà… (Ah… peccato)”
Rifacciamo le valigie, io controllo non abbia dimenticato nulla in camera.
- “Go già vardà mi, go tolto tuto… (Ho già guardato io, ho tolto tutto…)”
- “Volevi regalare il tuo portafogli, il portadocumenti e il telefonino all’albergo per caso?“
- “Ah… no i gavevo visti… (Ah… non li avevo visti…)”
È ora di tornare a casa, lui saluta tutto lo staff dell’albergo quasi commosso:
- “Se vedemo presto!!! Cioè… vialtri me vedarè… insomma… se gavemo capìo! Al massimo leggerete le mie avventure sul giornaeto! (Ci vediamo presto!!! Cioè… voi mi vedrete… insomma… ci siamo capiti! Al massimo leggerete le mie avventure sul giornaletto!)”
Il viaggio di ritorno vola via veloce, tra una chiacchera e la musica. Ormai siamo quasi a casa.
- “Ma ghe tornemo presto, vero? Dirìa già a Nadal se no prima! Semo stai massa ben, e no gavemo gnanca speso massa! E po’ tuti simpatici, gentili, premurosi… Xe stada proprio ‘na bea vacansa, ghe voeva! (Ma ci torniamo presto, vero? Direi già a Natale se non prima! Siamo stati troppo bene, e non abbiamo nemmeno speso troppo! E poi tutti simpatici, gentili, premurosi… È stata proprio una bella vacanza, ci voleva!)”