La tigre in gabbia e il can da Burcio

È la mattina del 2 marzo, sto leggendo un po’ di notizie nei giornali online. La cosa sembra allarmante, si può andare dal medico solo su appuntamento e per cose gravi ma sconsigliano di farlo. Dicono di non far uscire gli anziani, soprattutto non farli andare in luoghi affollati o pericolosi. Il virus sta facendo strage un po’ ovunque qui al nord. Telefono al Sior Pare:

  • Sior Pare, no sta andar fora (trad.: Sior Pare, non uscire di casa)”
  • Varda, go da andar soeo che in ambulatorio a torme e ricette e poi in farmacia (trad.: guarda, devo solo andare in ambulatorio a prendermi le ricette e poi in farmacia)”

Dopo circa 10 minuti di spiegazioni sul perché non deve uscire, finalmente si arrende.

Il Sior Pare è andato in pensione molto giovane, però ha sempre avuto mille interessi e cose da fare. La mattina va a prender il pane e il giornale, poi si mette a cucinare. Mangia, pulisce la tavola, prepara la lavastoviglie. Il pomeriggio un po’ di televisione e poi un giretto al supermercato o a prendersi le medicine o dal barbiere. Infine un po’ di giardinaggio o lavori in casa. Alla sera si guarda il calcio o qualche vecchio film. Ogni giorno ha il suo bel da fare, star fermi non se ne parla.

Di colpo queste sue piccole abitudini vengono spazzate via. Lo chiudo in casa. Le mascherine sono introvabili e lui ha pur sempre 82 anni. Ci vede molto poco per cui quando qualcuno gli parla, istintivamente si avvicina per cercare di capire chi è. E di questi tempi, meglio evitare. Ci prova sempre ad uscire, ci sono le immondizie da buttare, i rami che ha tagliato dagli alberi in giardino, aspetta che chiedo al vicino questo o quello. E io lì, che puntualmente, appena lo sento parlare con qualcuno o sento il cancello aprirsi, esco in terrazza ed inizio ad urlargli di tornare di corsa a casa, di star lontano dalla gente ecc. I ruoli si sono decisamente capovolti.
Si arrabbia, gli faccio lavare le mani ogni volta che tocca qualcosa di provenienza esterna. Intanto in una settimana ha praticamente rivoluzionato il giardino e pulito tutta la casa. Pian piano trova il modo di trascorrere le giornate. Rimette in funzione il vecchio videoregistratore per guardarsi le opere liriche, facciamo l’abbonamento a Disney+ e, con la chiavetta per collegarlo alla tv scopre l’esistenza di Youtube con i comandi vocali! (ma del suo rapporto con la tecnologia ne avremo modo di parlare). Inizia ad andare anche a prendere il sole in giardino. Però l’istinto ad uscire o a chiacchierare con chiunque rimane. Per placarlo lo introduco alle prime videochiamate di gruppo e telefonate continue a parenti.

La scorsa settimana abbiamo un appuntamento in banca.  È la prima volta che esce di casa da 3 mesi. Mi sentivo come un genitore mentre porta il figlio per la prima volta al parco: “Mi raccomando, non toccare nulla, non avvicinarti a nessuno, tieni su la mascherina, se devi toccare qualcosa dammi poi le mani che ti disinfetto…”. Lui ormai stremato da tutte le mie raccomandazioni sbotta: “oh [sospiro veneziano], ma ti xe proprio un can da burcio!” Il bancario ci guarda un po’ perplesso e lui prosegue: “El ga presente quei cagnetti bastardi purosangue che i sta sora i burci e i siga continuamente a chiunque se avvisina? I siga, i siga, cussì tuti sta distante anca se po’ no i te morsega… Ecco. (trad.: Ha presente quei cagnolini bastardi purosangue che stanno sopra alle barche e urlano continuamente a chiunque si avvicini? Urlano, urlano, così tutti gli stanno lontani anche se poi non ti morsicano… Ecco.)”

Arriva anche il momento di prendergli una mascherina decente.

  • “Sior pare, ti vol ea mascherina de Star Wars? (trad.: Sior pare, vuoi la mascherina di Star Wars?)”
  • “Ghe xe Fener? Se no tome ea principessa (C’è Darth Vader? Altrimenti prendimi la principessa Leia)”

Ed è così che ora andiamo in giro.

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Anna Bigarello